NIGGA RADIO “’ ‘na storia” (Dcave records)

LA storia dei Nigga Radio è una di quelle fatte di passione per la musica e di voglia di comunicarla.

Nonostante il gruppo sia di recente formazione,non ha certo dormito sugli allori:nel giro di un anno-anzi,meno!-la band ha pubblicato un EP ed oggi arriva anche questo nuovo lavoro a lunga durata.

“’Na storia” racconta,in realtà, tante storie:storie di viaggi in giro per il mondo,storie personali,storie di vita vissuta….Inutile dire che il tutto è trattato con fare assolutamente personale.

“’A matina” apre il disco con il suo funk liquido e suadente (con qualche anfratto elettronico),con la voce di Vanessa Pappalardo in evidenza e con delle ottime chitarre (è Daniele Grasso a suonarle) che profumano di locali fumosi ed anni settanta.

“Niggaradio” è una sorta di manifesto della band-e non è un caso che il titolo sia lo stesso nome del gruppo:è un blues moderno,con una slide guitar che sembra provenire dal Delta del mississippi,tra blues,soul e ricordi Zeppeliniani;la title-track,subito dopo,è un rock ultramoderno,in cui l’elettronica riveste un ruolo importante e si mescola al melting pot sonoro della band,che coniuga blues,country,ricordi dub e influenze etnico-psichedeliche,tutte sapientamente mescolate insieme.

“Crumbs” parte da un loop di un vecchio e graffiatissimo disco jazz per arrivare ad un funk-blues al passo coi tempi:inconfondibili ormai i tratti somatici della band,voce “nera”,così come affascinato totalmente dalla black music è il “corpus”sonoro del tappeto musicale sullo sfondo,anche se rivisitato in chiave sempre attuale (e a metà durata,il pezzo si trasforma in un’improvvisazione elettronica molto incisiva,una sorta di drum & bass personalizzato).

“L’ultimo domani” è l’unico brano cantato in italiano (gli altri,o in inglese,o in dialetto,come potete vedere):è un pezzo interessante,che sembra rievocare parzialmente “Ramble on” dei Led Zeppelin nei riff di chitarra,ma al tempo stesso propone anche altre influenze (un cantato quasi hip hop,un ritornello che sa di indie rock);”But my love” è un’elegante canzone jazzata,dal cuore “vintage”,e se non fosse per le chitarre e i synth attualissimi,sembrerebbe provenire da un vecchio giradischi d’altri tempi.

Torna il blues più viscerale su “Am i wrong”,anche se trattato sempre con fare personale;”canto e cuntu” sperimenta con elettronica e cantato ipnotico,una sorta di etno-dub che si trasforma in un rock tagliente,man mano che il pezzo si evolve.

Ed il rock più classico è il protagonista di “side by side”,dall’inconfondibile aroma “seventies”-sia per quel che concerne il cantato,sia per la musica-mentre “Lil’prayer”è il blues psichedelico e sottilmente onirico che chiude l’album.

Riassumendo,posso dire che si tratta di un’ottima band,con una sua personalità evidente,che mescola tantissime influenze dal passato,per traghettarle in un sound moderno e fresco:da seguire!

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