PERELMAN/MORRIS/PANDI”one(rare noise records)”

Se seguite già da tempo la mia rubrica,vi ricorderete senz’altro di Joe Morris,il sensazionale chitarrista americano e del potente batterista ungherese Balazs Pandi.

E se vi ricordate di questi nomi,vi ricorderete anche senz’altro del progetto Slobber Pup ,che uscì qualche mese fa con un superlativo disco per la Rare noise(ne parlammo,a ragione, in maniera entusiasta con la nostra recensione) e di cui i due fanno parte.

Bene,oggi i nostri eroi tornano,affiancati al sassofonista Ivo Perelman,per regalarci un altro tassello di sperimentazione sonora,ancora più estremo del precedente progetto se vogliamo,ma non meno intrigante;il territorio è sempre quello del jazz d’avanguardia e dell’improvvisazione”free”,i connotati però sono differenti,nonostante la label che l’ha pubblicato è sempre la rare Noise.

E poi c’è una novità:Joe Morris per la prima volta non è alla chitarra su disco,ma al basso elettrico…..ma veniamo al contenuto di questo”One”,un disco imperdibile che ci piace davvero molto….

“Freedom” è un inizio al fulmicotone:struttura naturalmente”libera”in cui sassofono e batteria viaggiano alla velocità della luce(con il basso di Morris,precisissimo,sullo sfondo),quasi una versione hardcore del free jazz…perfezione e spericolatezza sonora fuse in un solo pezzo,che promette quello che mantiene fin dal titolo e anticipa i temi del disco con energia.

Anche quando il ritmo rallenta,il trio non perde nemmeno un millimetro della sua creatività e aggressività,miscelando in una bomba sonica tutte le componenti e le influenze dei singoli componenti.

“What love can lead to”è una composizione più lenta e breve,dal mood più oscuro,ma non meno interessante(e con il sax al centro,a disegnare inquietudini su uno sfondo ritmico mai fermo)….e non è difficile immaginare il nostro trio intento a jammarla in un locale fumoso,a tarda notte….

Si cambia mood con”To remember what never existed”:qui le influenze free jazz si fanno più tese e nervose,se vogliamo anche incastrate in maniera geniale,come in un puzzle complesso.

E’ un brano all’insegna della tensione emozionale,con Pandi nell’introduzione che disegna complesse strutture ritmiche,mentre Perelman scorrazza nelle potenzialità del suo strumento con linee nervose e quasi aggressive,con il basso di Morris sullo sfondo;e tutto sfocia in sonorità più violente(ma sempre tenute a bada,senza finire mai nel rumorismo fine a sé stesso) nella seconda parte,quando Pandi sembra lanciarsi in ritmiche quasi grindcore….per poi ritornare alla pacatezza,ma è una pacatezza umbratile,che non spezza mai l’inquietudine del brano e ci tiene sempre”sul chi va là”….

La title-track è lievemente più melodica e più vicina alla concezione classica di jazz(anche se tutto viene rimesso in gioco dalla maestrìa e dall’originalità dei musicisti);l’improvvisazione è sempre al centro dell’universo sonoro del trio,ma è rivisitata in una maniera più”semplice”,se vogliamo,meno complessa che in altri momenti del disco….nel finale si fa più tortuosa ed”espansa”,ma mai invadente,anzi,in questo episodio è quasi”soffusa”,se si può capire il termine….

Con”Universal truth”si torna ad un’atmosfera più complessa e carica che vede i tre musicisti al top della forma…tra improvvise accellerazioni e cambi di tempo più cadenzati(ma non meno incisivi),Morris,Pandi e Perelman reinventano l’improvvisazione jazz,aggiornandola e tenendola al passo coi tempi…ed è incredibile come la personalità dei tre venga sempre fuori,mixata insieme in un “unicum” sempre vitale e interessante.

Il dialogo”centrale”Tra Morris e Pandi è qualcosa di incredibile;sfoggio di tecnica e fantasia che vanno di pari passo senza mai stancare…..e poi ritorna Perelman e il brano si fa ancora più schizoide e spericolato,un viaggio a tutta birra verso l’ignoto(prima di un nuovo e articolato assolo di Pandi che chiude il pezzo).

“Stigma”è una suite torrenziale che chiude il disco,coi suoi 17 minuti e dieci;è un po’ il sunto di tutte le varie anime del trio.

Si inizia con schizzate e disturbate note di sax con l’inespugnabile ritmica che fa da cerchio tutt’intorno;le dinamiche impazzite del brano si fanno via via più aggressive e accellerano man mano che il pezzo prende forma.

C’è anche un rallentamento all’undicesimo minuto,anche se la fantasia improvvisativa non viene mai meno…e poi si viene catapultati di nuovo in uno scenario free veloce:una grande jam finale all’insegna della creatività e dell’insieme sonoro,che non delude e anzi,tiene ben saldo l’ascoltatore….così come le ultime note sono cadenzatissime e tendono a rallentare su sé stesse,fino a spegnersi nel silenzio….

Davvero un disco ottimamente riuscito,che porta il free jazz ad un livello superiore,con il feeling sempre ben in evidenza;inoltre,il merito del trio è quello di non scendere mai a compromessi e a dare massimo sfogo alla loro verve artistica…..difatti qui non siamo davanti a partiture fredde,ma a vero calore sonoro,anche quando le strutture si fanno complesse….lode quindi a Perelman,Morris e Pandi:con loro il jazz si rivernicia di impredivibilità e di contemporaneità,senza mai risultare lezioso.

Una lezione in musica,da avere e da venerare….stay cool!

Dimenticavo:il disco esce proprio oggi,primo ottobre 2013!

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