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Checco Zalone , insieme al suo Quo Vado, è il nuovo fenomeno mediatico del 2016, su questo non c’è dubbio: molti apprezzano e molti gridano allo scandalo.
Una cosa che non si verificava da decenni è vedere le sale del cinema pienissime, addirittura sold out con la necessità di prenotare prima, magari online.
Si parla di milioni di euro di incasso per il buon Checco e la sua troupe. Cosa c’entra Totò in tutto questo?
Lasciamo perdere per un attimo la provenienza geografica diversa, l’epoca differente e la sacralità di un mito storico: Totò all’inizio della propria carriera veniva visto come un buffone da quattro soldi, mentre oggi ne riconosciamo il suo talento immortale e non solo: i suoi film hanno sempre una chiave di lettura che affronta temi estremamente profondi e pieni di sfaccettature in modo intelligente, oltre che dare uno spaccato d’epoca sull’Italia e gli Italiani di quel periodo.
Ricordiamo anche che Totò era un bravissimo musicista, compositore e poeta.
In ogni caso il titolo è comunque e ovviamente provocatorio, lungi da fare paragoni troppo azzardati ed “estremi”.
Checco Zalone, s’intende il personaggio (non l’attore Luca Medici), rappresenta l’italiano medio.
Luca Medici, oltre ad essere tecnicamente un avvocato (laureato in giurisprudenza), è un più che apprezzabile musicista, con grande senso critico tra l’altro, oltre che padrone di una discreta tecnica pianistica e creatività.
Ora, con questo non voglio  dire che “Quo Vado” sia un capolavoro immortale, ma voglio sottolineare che l’intelligenza e lo spessore non sempre devono fare rima con lo snobismo nelle forme, la raffinatezza a tutti i costi, con la cultura che annoia e fa sbadigliare.
Si può ridere e di gusto senza sconfinare nella stupidità estrema di certi prodotti cinematografici che conosciamo bene. E che dire de “La prima Repubblica (non si scorda mai)?
Canzone “alla Celentano” riuscitissima con riferimenti storico-politici inequivocabili che rappresentano il DNA più becero degli Italiani.
Quo Vado è un film realizzato con ampio impiego di risorse, magari dalla struttura narrativa non particolarmente elaborata, ma dove vengono affrontate tematiche importanti quali il riscaldamento globale, l’integrazione, il razzismo, il sessismo, il clientelismo, la politica e il lavoro; il tutto con estrema leggerezza senza per questo sconfinare nella superficialità, regalando grande comicità genuina dove la volgarità non risulta fastidiosa.
Questa caratteristica è dei grandi comici, come Benigni ad esempio: può nominare decine e decine di sinonimi circa pene / vagina e non risulterà mai volgare.
Mi viene in mente anche Alberto Sordi: fare la pernacchia e il gesto dell’ombrello ai lavoratori senza per questo essere di “basso livello”.
Leggo spesso commenti di chi non conosce bene l’attore/personaggio che si è distinto proprio attraverso la sua satira pungente del tipico buzzurro medio, ignorante, sessista, retrogrado, quello che in Puglia si chiamerebbe “cozzalone”, infatti è proprio da lì che viene il suo nome d’arte: che cozzalone!
Molti dicono: siamo proprio alla frutta e questo lo dimostra che un personaggio del genere faccia tanto successo.
Io penso che il suo successo sia frutto di un lungo percorso, niente di così studiato a tavolino come molti pensano.
Luca Medici è da oltre un decennio che rimbalza tra le tv locali, prima di arrivare al famigerato “Zelig” e prima ancora di affacciarsi al cinema, ovviamente.
La mossa è geniale: proporre tematiche intelligenti attraverso un personaggio infimo e “terra terra” dove senza volerlo si rispecchiano (purtroppo) milioni di italiani. Niente a che vedere con i cinepanettoni, ma neanche lontanamente.
Vi ricordate “Siamo una squadra fortissimi”?
Si prendeva in giro proprio la pessima grammatica degli Italiani e non solo, anche lo “stile” discutibile dei cantanti neomelodici.
La cosa che mi deprime molto è vedere orde di gay infuriati perché Zalone in una canzone dice che l’omosessualità sia una malattia.
Ma stiamo scherzando? Confondere il personaggio (deprecabile) con l’attore (apprezzabile) è un errore di una puerilità imbarazzante.
Molti gridano allo scandalo anche perché a quanto pare Quo Vado avesse una distribuzione maggiore rispetto agli altri film. Dipende anche da quanto ha investito la casa di produzione sia per la creazione del film, sia per la promozione / distribuzione, io non ci trovo niente di male, tutto è proporzionato al tipo di produzione in termini economici, investimenti e ricavi.
Qui entriamo, a mio avviso, in una logica strettamente commerciale: molta domanda, molta offerta. Punto.
Tutta questa teoria dei “gombloddi” cinematografici per me non ha senso.
Inoltre, paradossalmente, è proprio l’italiano medio a criticare l’italiano medio.
Un cane che si morde la coda insomma.
Ma chi è l’italiano medio? Spesso è chi critica un film senza averlo visto.
Tuttavia, io dico: diamo tempo al tempo.
Con Checco Zalone si ha la commistione perfetta del “politically correct” al “politically scorrect”, insomma, in pratica è un po’ paraculo: è tanto scorretto, ma in modo tale da risultare alla fine corretto.
Nonostante questo, l’intelligenza di molti spesso non riesce a cogliere ciò che si vuole combattere, scambiando la forma per il contenuto.
In ogni caso è facile parlare male di un fenomeno considerato “di moda”, ma per un attimo, facciamo delle valutazioni obiettive e non lasciamoci condizionare, guardiamo le cose per quello che sono e riflettiamo, ai posteri l’ardua sentenza.

 

Articolo citato su L’Italia che raglia (clicca)

 

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