(A cura di Mario Mutti)
I Fist of Rage tornano sul mercato con un nuovo album a otto anni di distanza dal precedente “Iterations to reality”. Gli anni sono serviti alla band per suonare in apertura (o insieme) a grossi nomi dell’hard rock internazionale e a lavorare al proprio sound. Dieci pezzi di hard rock/metal melodico e roccioso allo stesso tempo rimandabile, giusto per dare un termine di riferimento, agli Europe post reunion. Le chitarre hanno un suono pieno (ma non iper compresso come va di moda) e vengono amalgamate ad un synth presente ma non invadente. In “Mudman” spunta anche un hammond che dona al pezzo un’atmosfera vintage. Nella ballad “Lost” Piero Pattay, cantante e compositore della band, è affiancato nei cori da Giada Etro (che ritroviamo anche nella conclusiva “September tears” come co-lead vocalist). Un synth cattivo apre “these days” supportata anche da una linea di batteria molto articolata. In “Awake” trova spazio anche un spot solista del bassista durante la parte atmosferica del pezzo. La già citata ballad “September tears” chiude l’album con la sua atmosfera sinfonica. Pattay ha qui modo di mettere alla prova la sua voce anche su un pezzo molto melodico e memorizzabile. Per concludere, un album che si fa apprezzare già al primo ascolto ma che piace ancora di più nei passaggi successivi