RETRO’ MAISON “Distillati vari”
I Retrò Maison nascono nel 2009 da un’idea di Cristiano La Selva,Domenico Lizza e Fabio Pisaniello.
Il trio propone una miscela molto particolare;tenendo fede al loro nome,la band cerca di coniugare passato,presente e futuro nel loro sound:loro stessi difatti dichiarano apertamente di creare un ponte tra”digitale e analogico,vecchio e post moderno”.
Ed è proprio così;nella loro musica si rincorrono suggestioni diverse,in un caleidoscopico andirivieni,difficilmente etichettabile…è rock,certamente,ma con mille sfumature cangianti e differenti…
“Deja vù”apre le danze ed è un brano spigoloso,molto moderno,una sorta di crossover del futuro con liriche molto personali e declamate in faccia(“salirei da te/per guardare dai tuoi occhi/cosa c’è laggiù che in fondo non comprendi(..)tu non capisci o menti/tu vuoi che io mi penta/amo i miei turbamenti/ama i miei fallimenti”).
“L’ansia di Carlo”continua un po’ sul sentiero insolito e “futurista”del primo brano,ma con un bel po’ di groove in più:è una sorta di funk spaziale dal cantato quasi rap-core,un flusso ininterrotto di parole in libertà che indagano sulle inquietudini del protagonista(“facce in tv/prime pagine,e lunghe liste d’attesa/facce di plastica,motori che urlano/gente che affonda/facce da culo che ridono/cecchini che brindano”)e sull’attualità con un fare molto deciso e originale;la seconda parte rallenta un po’,e si addentra su un sound più psichedelico e progressivo(con tutti i musicisti in grande forma).
“Mentre ti aspetto”è un brano più diretto e melodico,in cui riminiscenze post-punk si sposano a schegge alternative/indie;anche il cantato riflette quest’attitudine(talvolta cauto,talvolta aggressivo e tagliente),così come le liriche,evocative e visionarie(“in questa notte canteranno i superbi/e ogni attore farà la sua parte”).
Con”Le visioni di Ernest”si cambia radicalmente atmosfera:difatti la canzone è più ombrosa ed introspettiva,dalla bella melodia notturna dettata dalle chitarre…anche il cantato si fa più quieto e scava dentro la sfera personale tra luci ed ombre(“La verità/che noi siamo qua/in questa vita/che ci consuma”);anche”Macerie”continua un po’ su questa linea,e difatti è una ballata malinconica,ma mai doma(“risalirò fra le macerie/e dal mio affanno poi/ne uscirò più forte”),con le chitarre in un’alternarsi tra dinamicità atmosferica e abrasiva.
Ma il disco vive di vari momenti,tutti diversi:”Giorni qualunque”ha un’introduzione elettronica -che ricorda i Kraftwerk -con incorporato un reading inquietante(“mi sono rivolto al senso/al gusto ignoto/fatto terra bruciata di giorni qualunque/mi sono rivolto alla forza,aspettando risposte/sfidando i miei rischi,le inconscie paure”),mentre subito dopo veniamo fiondati su un rock dalle cadenze aspre,che mescola un’andatura quasi post punk/darkeggiante a schitarrate corpose e potenti.
“Le labbra di Isle”continua su sentieri di rock mutevole e destrutturato,tra riff corposi e testi sinceri,onesti(“trionfi di sguardi,comportamenti demodè/tutto è concesso in questa notte di delirio/io sedo a un tavolo lontano dai clichè”):mi vengono in mente un po’ le vecchie cose dei Six Minute War Madness,per la capacità stilistica di sintesi tra crudezza autobiografica e sperimentazione rock,con un po’ di noise nel finale(anche se la personalità della band è completamente inedita e diversa).
C’è perfino un lato pop insolito nel disco con”Saremo lì”,ma non si tratta certo di leggerezza fine a sé stessa,tutt’altro:è un brano che,nonostante abbia delle melodie molto forti,sembra voglia virare influenze vintage(Soprattutto sixties)in nero,per la cupa e plumbea atmosfera che ha,anche se “cantabile”;e le parole fanno il resto,con spietata amarezza(“saremo lì/davanti al fumo/e al colore trasparente/solo il ricordo sarai/di una vita dolce/solo il ricordo sarai”)…..ma è solo un attimo,perchè si torna su sentieri più robusti e aggressivi con la velocità di”Troppo rumore”,che mischia distorsioni alternative,riminiscenze cinematografiche e perfino qualche ricordo hard rock….c’è sempre un po’ di spleen sotto la polvere,ma il cantato ci ricorda con sicurezza che “sarà la forza delle vene a ridarci calore/la forma delle cose a ridarci un valore”,infondendoci quindi improvvisa speranza.
Chiude il disco”Modalità random”,una ballata acustica scurissima che sa comunque emozionare,dal sapore progressivo….tornano anche i personali ricordi affidati al reading(“erano i giorni turbolenti della sapienza/bottiglie vuote come trofei di notti insonni/sopra ad un frigo vuoto/di terza mano”)con un po’ di amarezza sullo sfondo…..un brano davvero particolare,perfino struggente a tratti e inquietante in altri,che svela l’anima”descrittiva”della band già presente in altri brani,ma qui ulteriormente sviluppata….così come è al centro dell’attenzione un inedito flaovour”orchestrale” nel finale.
Una band davvero insolita questi Retrò Maison,dalla fantasia strabordante:il loro melting plot di vari generi è personalissimo e particolare,ed incrocia con sicurezza vari momenti e situazioni stilistiche differenti,creando un magma sonoro unico,sia per quel che concerne la musica sia per i testi,interessati e mai scontati.
Da tenere d’occhio assolutamente!