Un ottimo disco questo di Salvo Ruolo, il suo secondo: un Ep che odora di verità e di bellezza…Produce Cesare Basile (che partecipa anche come musicista al disco) e questa è certamente una garanzia, oltre a non essere un caso: difatti c’è un filo rosso che lega questi due artisti,non solo l’amicizia, ma anche l’amore per un certo tipo di atmosfere.
E’ lo stesso Salvo a spiegarci meglio il significato del lavoro nelle note di copertina dello stesso, un disco (interamente cantato in dialetto siciliano) che è una sorta di concept e che “parla del nostro west, della nostra epopea, di briganti, partigiani ed anarchici, di unità o malaunità come sostiene qualcuno di quel risorgimento in nome del quale si è dimenticato di dare voce ai più deboli”.
L’album si apre con il blues notturno di “Malutempu”, una storia vera ed antica di briganti (contro il potere dei Savoia) ed è subito magia: il sound si sposa perfettamente alle liriche,ed il mood ha un sapore riuscito di altri tempi,eppure attualissimo.
Anche “‘A buttana” è un’altra storia “reale”(narra Salvo nel libretto interno che gli fu raccontata dalla nonna,quand’era piccolo): è la storia di una prostituta che rifiutò l’aiuto “economico” del Re Borbone, una bella dichiarazione d’indipendenza dalle influenze tipicamente “cantautorali”, piacevole e scorrevole.
“Re’pitù”, subito dopo, è una ballata notturna e ombrosa, incentrata sul tema della morte;”Buttita e Balistreri” è più articolata,dalla tipica andatura folk: una critica verso lo stato assassino ( e verso la malvagità dei “padronI”) ed una storia che ci fa capire come certi avvenimenti tragici siano sempre destinati a ripetersi, le ingiustizie sono cicliche ed “eterne”, purtroppo.
“Mariuzza Izzo” è un’altra storia realmenta accaduta:la ragazza-protagonista fu stuprata nel 1861 da un intero plotone di soldati piemontesi,per poi essere brutalmente uccisa:da brividi,e anche la musica trasmette perfettamente le suggestioni “noir” del testo, con profonda inquietudine.
“Passananti” è la traccia più “moderna” del disco,musicalmente parlando:sulle trame sonore di un rock acido e tagliente,si racconta di Passanante, l’attentatore di Re Umberto; “Picchì brisci accussì notti” è una ninna nanna riflessiva dal sapore “tradizionale” che chiude l’album in maniera riuscita.
Un ottimo disco,dunque,che dimostra come le storie di un tempo siano sempre attuali-lo dicevo poco fa-e di come sia bene parlarne,”per non dimenticare” (come si suol dire).
E Salvo racconta (anzi,canta) tutto con personalità e maestrìa, regalandoci 7 perle di rara poesia e fascino musicale.