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Chi è Silvio Brambilla ?
Sicuramente un poliedrico personaggio, un cantautore, un musicista, un fonico e nientepopodimenoché il responsabile del settore audio-video al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Al margine è la seconda produzione del nostro che risale al 2013, qualche anno prima esordì con In tentazioni che è un album invece del 2010.
Esordì per modo di dire, in quanto il nostro ha una grande esperienza sia come live che in campo di registrazioni, lo troviamo protagonista in questo lavoro nella programmazione di tastiere, sinth e soundscapes vari, tracce di pianoforte, voce, ecc.
Ma andiamo all’ascolto di questo disco che inizia subito assolutamente spumeggiante con Magnifico Messere, un brano dal ritmo serratissimo dall’arrangiamento oserei dire enciclopedico.
Si parte con un rock, sparatissimo, intro di sinth e chitarre (Ivan Crisci) in primo piano; un cantato ironico con doppie voci effettate, un arrangiamento pieno, fatto di ghirigori tra le voci e una ritmica fantasiosa. Voce femminile di Cristina Pierattini nel finale “rinascimentale”.
Anche il testo si sposa bene a questo contesto…”sono giovane/son bello/il signore del castello”.
Al rock si mescola un basso funkeggiante (Claudio Brambilla) per poi esplodere in voci urlate in un assolo di sax, dove Nico Gori si diverte in un fusion forsennatissimo a bpm assolutamente folle, a tratti free-jazz. Coda assolutamente bizzarra, un ritmo medioevale con degli inserti lirici, (Arrangiamenti rinascimentali di Andrea Baggio) sicuramente derivati dal proprio retaggio relativo al Maggio Musicale Fiorentino.
Ed eccoci al secondo brano, Centro di accoglienza che in direzione del tutto antitetica inizia con un’atmosfera assolutamente meditativa con un tappeto monocorde di pad dal timbro particolare; voce femminile (Eloisa Deriu) “ricamata” da altri cori femminili ed inserti di archi. L’andamento melodico è tipico delle colonne sonore…ci ricorda a tratti gli ambienti sonori del film “American Beauty”, ma con disegni armonici che richiamano il blues, le grandi vocalist jazz e il pop contaminato nostrano. Il miscuglio è decisamente originale e di valore.
A metà del brano quest’atmosfera meditativa viene interrotta da una ritmica quasi tribale ma dalle timbriche sicuramente occidentali, si aggiungono linee di chitarre elettriche (Alessandro Manno), ritornando a quella impronta “rock” che sicuramente caratterizza l’album. Sicuramente singolare la durata del brano: ben 7 minuti e 26 secondi.
La scrittura di Silvio Brambilla non è certamente fatta di “canzonette”, ma ogni album è un affresco di opere musicali moderne dalla ricerca sonora, testuale, compositiva e degli arrangiamenti.
Interessantissimi ed azzeccati gli interventi di sitar proprio alla fine del brano.
Ci addentriamo con Incoda – Remix in un sound elettronico tra il vintage alla “Kraftwerk” e il minimale, fatto di bassi apprezzabilissimi e di una ritmica quasi ipnotica, effetto dovuto anche a quei cori con voci effettatissime dal panning instabile ed estremamente alienante. Voce maschile di Cosimo Barbero.
Con 6 come un re le atmosfere si fanno più rarefatte con dei pad a tratti dissonanti e quasi disturbanti, le ritmiche si fanno più lente ma dagli effetti lisergici.
Spiazza sicuramente un cantato in questo pezzo alla “Renato Zero” , voce riverberatissima …come se volesse ricalcare un brano pop, ma parodizzandolo allo stesso tempo…in quanto quei pad volutamente invasivi, nulla hanno a che fare con una classica canzone da Sanremo. E che dire di quell’altra voce femminile? Sembra ricalcare vagamente il timbro di Fiorella Mannoia. Sarà un caso? Personalmente questa è la mia interpretazione. Anche il titolo stesso, quel 6 “bimbominchiesco” …l’effetto che mi suggerisce questo brano è come ascoltare un brano classico italiano di Renato Zero, Fiorella Mannoia, Mingardi, Finardi ecc…ma sotto l’effetto di acidi. Altrimenti non si spiegherebbero quelle chitarre dilatatissime, quell’impasto sonoro così affogato. Definirei Brambilla un sapiente arrangiatore concettuale.
Voce maschile di Roberto Miscali , voce femminile di Claudia Tellini ai cori , Lorenzo Pellegrini al basso, Massimo Caponi alla chitarra che ritroveremo anche nella penultima traccia.
Se così non fosse, Oltre , la quinta traccia doveva essere uno dei soliti branetti, “plin plin ton” e via…e invece no, il nostro ci stupisce con un’appagantissima cornamusa (Gabriele Baratto) che dialoga con un basso cazzutissimo (Marzio Bianchini) e una batteria non meno cazzuta dall’andamento rock. E anche qui ci troviamo “al margine”, come se uno scozzese ubriaco se ne andasse a cornamuseggiare in un concerto rock in cui si sente assolutamente fuori luogo, portentoso assolo di chitarra di Alessandro Manno.
E ritornano i sinth del primo brano a far capolino, in una sinfonia che a tratti perde una precisa tonalità, per poi ritornare quelle chitarre rock deliranti, affogate e devastanti.
E per concludere il discorso, il brano muore con quelle cornamuse ubriache, ma questa volta totalmente protagoniste.
La sesta traccia, Miserabile è un brano che definirei “cantautorale d’autore”, bellissimo…un cantato (Simone Gualty Tilly) che ricorda un Ermanno Giovanardi dei La Crus in ottima forma, un pianoforte caldissimo che si fonde a un contrabbasso avvolgente (Alberto Bocini). Armonie affascinanti, fumose, da locale d’altri tempi…quelli fatti di alcol e puttane. E a spiazzare a metà del brano tornano dei cori tipici da madrigale del Cinquecento.
Questo disco è davvero un viaggio, sempre pieno di sorprese, sicuramente da ascoltare e riascoltare. E come se non bastasse, nella seconda metà dell’album s’insinuano dei fiati ruffianissimi che a un certo punto (Filippo Lepri alla tromba), intrecciandosi, danno sfogo ad assoli ben calibrati, per nulla scontati o di “riempimento”.
11032011 , settima traccia dell’album, un numero che appare misteriosissimo che in realtà, osservandolo bene, cela una data, l’undici marzo del 2011.
Un omaggio alle vittime del terremoto in Giappone dell’11 marzo 2011.
Il brano ha un carattere sinfonico, dei timpani e degli archi che si intrecciano, danno sfogo ad un’atmosfera cupa ed ancestrale che rapisce l’ascoltatore; il brano si sviluppa in maniera ariosa per poi arricchirsi sempre di più con fiati, percussioni e gli archi divengono sempre più robusti e trionfanti. La struttura del brano è ciclica, i vuoti agli estremi e il pieno al centro.
Ysc , penultima traccia dell’album ha un sinth bass che ti entra nelle viscere e te le fa danzare con una ritmica elettronica minimale che non può non farti muovere il culo.
Queste ricerche sonore davvero di ottimo gusto, si sposano in maniera equilibrata a cantati e sussurrati nella nostra cara lingua italiana.
Abbiamo tessuti sonori che ricordano musicisti come Pat Metheny e Deuter , dove la fusion e l’ambient la fanno da padrona; inserti di pianoforte dal gusto “old”, dalla ripresa quasi ambientali e “full” sonori da post-sbornia mistica.
Con Biancanotte conclude l’album, fantastico il connubio tra musica concreta (fatta di grilli e rumori ambientali della notte) e un cantato lirico femminile a cappella (una divina Cristina Pierattini) ; a un certo punto si stoppa e il volo degli insetti diventa parte integrante della composizione! Durata del brano ridottissima, 1 minuto e 26, quasi a voler essere un piacevole outro.
Questo disco è sicuramente un’avventura, un trip imperdibile per chi è un onnivoro della musica.
Così recita una descrizione sulla pagina Facebook ufficiale : “Al margine del sociale, al margine dell’umanità, al margine delle mode, al margine dell’industria discografica. ”
“Una personale lettura dei temi che quotidianamente vengono ignorati dai grandi mezzi di comunicazione, perchè scomodi, o di quelli che, tornando utili a qualcuno o a qualche grande gruppo di potere, vengono massicciamente propinati all’opinione pubblica.
Essendo libero da vincoli contrattuali, quindi dall’obbligo di seguire le mode musicali del momento, ho dato libero sfogo alle mie radici musicali, ai miei gusti, senza curarmi se rispondessero o no alle regole di mercato.
In questo nuovo disco molti musicisti mi hanno letteralmente regalato la loro arte, partecipando con entusiasmo alle registrazioni.
A loro va il mio più affettuoso ringraziamento.”
Guarda il video di “Magnifico Messere”.
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