A cura di Francesco Lenzi
TRAUMA FORWARD “Scars” (LM european music)
Tempo fa vi parlai di un’affascinante autoproduzione che mischiava prog,dark sound ed heavy in maniera originale;si trattava di “scars” ,particolare concept ad opera dei Trauma Forward,un’interessante realtà aretina (la vecchia recensione la potete trovare qua https://www.audiofollia.it/trauma-forwardoriginalitagusto-e-sperimentazione.html: ).
Oggi quell’album ha trovato una sua collocazione definitiva sul mercato;difatti i Trauma hanno deciso di ripubblicare l’lp per una label tedesca…..Tuttavia non si tratta di una mera riproposizione del vecchio cd,perchè…..il disco è stato risuonato,ri-registrato e riarrangiato,nota per nota.
Innanzitutto la formazione si è ampliata;oltre a Jacopo Bucciantini (batteria,voce) e Davide Lucioli (tastiere,synth) si sono uniti alla formazione Francesco Zuppello (chitarre) e Micheal De Palma (basso),che avevano suonato già con Jacopo nei Fatal System Error (momentaneamente in standby;Francesco ,aveva collaborato anche alla precedente versione del disco)…..la vera sorpresa però è nell’ulteriore spessore che hanno acquistato le canzoni,già eccellenti in partenza,ma che qua hanno trovato la propria dimensione.
Ed ecco quindi scorrere la tracklist originaria,riveduta e corretta;laddove in origine c’erano molte parti tastieristiche ed elettroniche,l’aggiunta dei due strumenti in più ha colorito l’insieme,donando nuova linfa vitale e l’elemento che forse mancava nelle primissime versioni.
La vena dark di “Into the labyrinth” ha acquistato profondità ed è in una versione più heavy,se vogliamo ancora più gotica (e con qualche intermezzo dal sapore fusion);l’estrema pulizia e fluidità del sound,dovuta anche alla precisione tecnica dei componenti,fa il resto……(Immaginate se i Goblin e gli Jacula si fossero formati ai giorni nostri,”gemellati” a dei Dream Theater ‘contenuti’-e senza esagerazioni manieristiche-e avrete una vaga idea dell’atmosfera del pezzo).
Anche “Red Shadow” ha un sapore nuovo:la nota melodia malinconica dettata dalla chitarra,ci riporta alla mente le parti ‘slow’ e meditabonde dei primi Metallica come atmosfera (chi ha detto Orion?),ma calate in un mood darkeggiante e progressivo.
“Sundown living puppet” è bellissima e ancora più maestosa:la curiosa melodia tastieristica è più curata-anche il suono è più fresco e maggiormente ‘ragionato’-ma mantiene intatta la folle verve della composizione originaria (ottima anche l’orchestrazione dal sapore anni ’70 sul finale,quasi a-la-Riverberi,davvero una sorpresa),in bilico tra malinconia e distensione.
“Cloud in a bottle” è maggiormente oscura,ma ricca di particolari (è questa una caratteristica fondamentale dei Trauma Forward e della loro musica:specie in questo disco,ad ogni ascolto si riesce a scovare sempre qualcosa di nuovo);è come se due mondi sonori si incontrassero (difatti un moog settantiano si sposa alla perfezione con gli arpeggi darkeggianti della chitarra).
“Sometimes I feel” mantiene intatta la sua vena elettronica,(ri)pulita e carica di pathos atmosferico;”Waiting’s four seasons” è più chitarristica e quindi ‘piena’,con una bella atmosfera rilassante,alternata ad alcune parti più misteriose.
“Scars” è un caleidoscopio di suoni inaspettati,e l’andatura schizoide della versione originale viene non solo mantenuta,ma decisamente portata su un livello diverso e più curato:difficile catalogare questo pezzo,che è allo stesso tempo psichedelia moderna,metal deviato e prog allucinato (,ma c’è persino un sentore lievemente jazz nel finale).
Ed ecco arrivare il capolavoro dei Trauma Forward:quella “Stream of consciousness” che tanto mi colpì e che non smetterei mai di ascoltare….Inutile dire che la new version è bellissima e molto curata (anche se è uno dei brani che è maggiormente rimasto ‘fedele’ alle origini),con le sue influenze ispaniche dettate dalla chitarra classica che risultano ancora più pulite e armoniose (complici anche le migliorìe evidenti in sala d’incisione,caratteristica di tutto l’album).
Anche “Foggy Hills” risulta abbastanza fedele all’andatura da soundtrack dell’originale,ma forse maggiormente ipnotica;”Behind the line” aumenta la curiosità,con la sua andatura e vocalità schizoide e tornano le atmosfere progressive. Il prog è presente anche sulla successiva “A rusty piece of mind”,ma unita a sequenze chitarristiche dal sapore fusion ( e spagnoleggianti) e ad una tastiera ‘futuristica’,che traghetta il pezzo improvvisamente in un’atmosfera moderna ed electro,persino ballabile a tratti,prima di tornare al ‘leit motiv’.
Chiude il disco l’introspettiva e orientaleggiante “Woman in parasol”,piena di visioni oniriche (belle anche le sequenze “incrociate” di basso e tastiera,bel duetto tra De Palma e Lucioli):è la psichedelia secondo i Trauma Forward,non allineata,ambientale e ombrosa.
Dunque,la conferma di un disco imperdibile:come ho già detto poco fa,i Trauma si sono rimboccati le maniche e ri-registrando ex novo il tutto,hanno arricchito “Scars” di particolari e di sfumature diverse.
Le qualità compositive e tecniche sono in risalto grazie anche alla pulizia sonora dell’incisione,che ne risalta le varie atmosfere e ‘momenti’ diversi:l’impegno,ancora una volta,ha pagato e adesso la band sta raccogliendo i primi frutti di questo lungo lavoro,che li ha tenuti impegnati per oltre un anno e mezzo (come avrete capito,i nostri non hanno lasciato nulla al caso,ma anzi hanno rifinito tutto nei minimi particolari,finchè non sono stati pienamente soddisfatti del risultato finale).
Non lasciatevi sfuggire i Trauma Forward,perchè potreste pentirvene:in un mondo musicale dominato da mode facili che vanno e vengono senza lasciare traccia,la band dà sfoggio di una qualità immane e dimostra una volta di più di avere le idee chiare sul proprio progetto e percorso artistico,infischiandosene del resto e andando dritti per la propria strada.
Onestà,coerenza e lucidità di fondo:la musica di “Scars” è questo e molto altro,nel suo infinito susseguirsi di sound e arrangiamenti diversi,in un puzzle sonoro ricco di elementi che si rincorrono e si incastrano alla perfezione tra loro.
Il futuro del rock-e della buona musica ‘ragionata’in generale-sta in dischi come questo:l’innovazione va di pari passo alla ricerca,mai fine a sè stessa,ma anzi scorrevole e perfino melodica nel suo incedere. Compratevelo!