THE DELAY IN THE UNIVERSAL LOOP”Disarmonia”(Factum Est)

The Delay in The Universal Loop è lo pseudonimo sotto il quale si cela il giovanissimo cantautore psichedelico Dylan Iuliano(voce,chitarre,synth,basso,piano,drum machine).

Questo suo lavoro uscirà il 6 dicembre ed è il suo esordio(se si eccettua un EP autoprodotto dell’anno scorso) che esce per la Factum Est,la nuova etichetta collegata alla Jestrai sempre attenta alle novità”alternative”.

Si tratta di un disco molto bello,che sconvolge per la sua maturità,nonostante sia un’opera prima:difatti Dylan sembra aver assimilato la lezione della psichedelia,ma ne dà una versione estremamente personale ed elegante,oserei dire perfino raffinata.

“Disarmonia”si apre con”Flumen”,uno scintillante brano da un minuto e mezzo che anticipa molti dei contenuti dell’album:è una visione molto personale e moderna della psichedelia,onirica,cosmica e straniante.

Si prosegue con”Eternauta”,un brano più intimista e riflessivo,molto bello ed originale nella sua andatura:sempre con un’attitudine particolare(complici anche alcuni passaggi elettronici molto ariosi)e contornato da liriche introspettive (“il tempo si deformerà/navigherò l’eternità/ed io sarò intangibile/il tempo non mi scolpirà/divorami immortalità”).

“In ogni mio futuro”coniuga i riflessi malinconici delle sue parole (“corrosi dalla nostalgia/di tutto il tempo che non vivremo mai”)a sonorità electro-rock dalle chitarre acide(l’atmosfera è velatamente darkeggiante),senza fare a meno di una lucente melodia insolita;così come”Memorie del sottosuolo”continua su sentieri chiaroscuri e rarefatti,in cui la psichedelia dei primi brani si tinge di scuro(esemplare il testo:”Sfiorirò tra gli alberi/e cullerò le tue armonie/collasserò tra demoni/Mefistofele,accudiscimi”),tra sibili di elettronica analogica e accordi riverberati(E talvolta distorti).

Non manca un tocco di sperimentazione,ed ecco arrivare “Pythagoras”,un curioso omaggio strumentale al filosofo greco,dominato dalle tastiere(in un continuo alternarsi tra luminosità e mistero) e dai battiti”electro”;”I miei nervi scoperti”è una canzone più crepuscolare,con al centro la voce sognante del nostro e la sua chitarra(ma nella parte finale ritornano synth dal sapore velatamente new wave)….un ottimo brano dal testo visionario e dai risvolti poeticamente caleidoscopici(“sarò i suoi tramonti di resina(..)sarò un proiettile sedato dalla gravità/mi anestetizzerò/sarai l’oppio insonne tra le notti dell’eternità/la coscienza che mi spinge a sopravvivere”).

Si ritorna su un mood onirico su”Spasmodica”,che mescola inquietudini(“mentre l’inverno soffoca/i raggi del mio sole/io non saprò riemergere/Dal buio delle tue amnesie”)ad un’attitudine sperimentale,ma al tempo stesso melodica e cangiante:un brano dalle molteplici anime,in cui si mescolano vari momenti,schitarrate grunge,segmenti tastieristici spettrali e siderali e perfino un tocco di avanguardia(pure qualche screziatura noise appare velatamente-e vellutatamente-all’orizzonte,ma solo appena accennata).

“Insonnia”è il brano più lungo del disco,umbratile e enigmatico (“infetterò i miei occhi/con la tua armonia/distruggerò l’universo intero/e mi dissolverò”),con numerosi cambi di atmosfera molto elaborati e geniali;l’atmosfera è magica e difficilmente incasellabile in un solo genere,ma è una traccia affascinante,probabilmente la mia preferita del disco per la sua ricercatezza ,un trip sonoro in cui si trova sempre qualcosa di nuovo,ascolto dopo ascolto(complici anche le numerose dinamiche che si alternano e si rincorrono durante lo scorrere del brano,dagli accordi di un’acustica scura e cupissima dell’introduzione,fino ad improvvise vampate elettriche per poi sfociare infine nella lunga jam”spaziale”del finale,affidata ai synth,in un continuo stop and go dalla fantasia inarrestabile).

Finale affidato a”Nei nostri eterni ritorni”,che era anche il titolo del primo EP “casalingo” del nostro(di cui abbiamo brevemente fatto un cenno in apertura),uno strumentale ispirato a Nietzsche:al centro dell’universo sonoro ritornano le tastiere e perfino dei bei reverse incisivi con cui il brano si conclude.

Sono davvero entusiasta di questo album e del suo autore:un lavoro a dir poco sorprendente se consideriamo il fatto che è un esordio….se teniamo conto anche della giovane età di Dylan(18 anni),ma soprattutto che,nonostante sia all’inizio,abbia già le idee chiarissime e ben delineate,il sospetto di essere davanti ad un musicista geniale si conferma come solida realtà durante l’ascolto del disco:la sua voce è personale ed interessante,così come sono del tutto particolari e ricche di soluzioni insolite le sue composizioni(bravo anche nell’alternarsi tra vari strumenti).

Uno dei migliori esordi all’interno della scena alternative rock italiana,che dà nuova linfa vitale alla psichedelia nostrana e la reinventa in una maniera del tutto nuova e mai sentita prima….Complimentoni davvero,da non perdere!

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