WIDOWSPEAK”Almanac(Captured tracks)”
I Widowspeak sono un nuovo e originale duo americano formato da Molly Hamilton(voce) e Robert Earl Thomas(Chitarre e ogni sorta di tastiera,quindi organo,harmonium ecc.)al loro secondo album con questo”Almanac”.Siamo di fronte ad un gruppo singolare e positivamente fuori dal tempo:il duo infatti pare aver assimilato perfettamente la lezione di 50 anni di musica americana(rock in primis,nelle varie sfaccettature psichedeliche,ma anche tutta la grande tradizione,essendoci anche nella loro musica dei vaghi spunti blues,accenni acustici e altro ancora)e avere rimiscelato il tutto in un sound personalissimo e “sognante”;a questo si aggiunge una vaga vena dark a livello lirico(il disco è stato”iniziato”a inizio 2012,e probabilmente influenzato nei testi,da tutte le dicerie sulla teoria della fine del mondo,anche se i Widowspeak credo non siano superstiziosi!).Se mi chiedessero che genere suona il duo,probabilmente risponderei”dream rock”,proprio per una certa qualitĂ onirica(e abilitĂ ) dei Widowspeak di abbattere i confini di tempo e spazio in territorio rocK&roll….Perfetti forse per una colonna sonora di Lynchiana memoria,come per un western di altri tempi…(A dare ulteriore fascino al disco,apprendo dalla bio ufficiale del gruppo che che il disco è stato registrato in un vecchio granaio vicino al fiume Hudson che solca NY e anche il titolo stesso del disco è in riferimento ai fenomeni atmosferici,ai cambiamenti climatici/stagionali e ai movimenti solari e lunari).
Ma veniamo al contenuto del disco.
“Perennials”,con le sue gocce di pioggia introduttive,apre degnamente il disco e si comincia a “viaggiare”con le chitarre scintillanti di Robert e la voce sognante di Molly,in bilico tra raggi di sole e malinconia accennata.
“Dyed in the wool”potrebbe essere IL singolo perfetto,e scorre via piacevolmente,sospeso in un’atmosfera attuale e allo stesso tempo con dei vaghi accenni “vintage”,specie nel ritornello.
“The Dark Age”continua il discorso del brano precedente,con la componente psichedelica piĂą accentuata,con delle chitarre di Byrdsiana memoria nel ritornello,squarciate però da un riuscito solo aggressivo.Come sempre permeato da un’atmosfera molto sognante,in cui voce e chitarre si rincorrono alle perfezione.
“Thick as thieves”è una sorta di oscuro valzer blues d’altri tempi,con un harmonium di sottofondo:sembra proprio di trovarsi in una vecchia,probabilmente in un saloon infestato da oscuri fantasmi o in una misteriosa campagna di notte..
La title-track è un brevissimo accenno psichedelico affidato a chitarre,organo e harmonium,prima di “Ballad of the golden hour”,un brano molto suggestivo,in cui la suadente voce di Molly si stende sopra un tappeto chitarristico elettroacustico:forse il brano piĂą bello del disco,in bilico sempre tra passato e presente,in cui la componente onirica è sempre in bilico tra solaritĂ e lampi improvvisamente oscuri,ma allo stesso tempo molto scorrevole e “soffice”.(Mi sono accorto,in seguito,che è questo il brano ad essere stato scelto come singolo apripista)
“Devil knows”è piĂą”terrena”e potrebbe essere un altro potenziale”hit”,sospeso tra la voce di Molly che incatena l’anima e un’andatura moderna,mescolata ad una psichedelia morbida qua e lĂ nelle strofe.
“Sore eyes”è una delicata(e tesa,allo stesso tempo) ballata dream pop,tra chitarre quasi morriconiane e un wall of sound molto sixties.Come sempre l’incastro è bellissimo,e Molly rapisce come non mai.
Con”Locusts”si ritorna ad un sound velatamente piĂą crudo,con chitarre ipnotiche e sezione ritmica precisa,così come al contrario,”Minnewaska”è una country ballad rilassata e gentile ,solo voce e chitarra,con i rumori della natura in sottofondo che danno un tocco ancora piĂą”rurale”al brano.
“Spirit is willing”ha un’andatura quasi country,però improvvisamente inacidita e inframmezzata dai riverberi “psych”e dagli echo delays delle chitarre nel ritornello,che fanno finire il brano in un’altra direzione.Ritorna in un certo senso l’atmosfera da sogno che è un pò il leit-motiv del disco,però in una maniera piĂą tagliente e graffiante.
“Storm King”chiude il disco in un’atmosfera acida,sul quale Molly si adagia come sempre perfettamente,ed è anche il brano in cui la componente psichedelica si fa accentuata,tra la california sixties piĂą acida e una folk ballad straniante,comprensiva anche di scale orientali.(Mi ricorda un pò le atmosfere di alcuni gruppi psichedelici dei ’60,nella sua andatura allucinata,quasi un breve”mantra”stordente,ma non privo di melodia).
I Widowspeak hanno centrato il bersaglio,quindi,riuscendo a creare una musica evocativa e totalmente fuori dal tempo,con elementi retrò ma allo stesso moderni in un caleidoscopio totalmente personale,che sfugge alle definizioni.La grande cura e perizia musicale del duo(la fusione chitarre/voce è perfetta),sia a livello compositivo che tecnico,fa il resto,senza essere mai sopra le righe o senza strafare:un album perfetto,quindi,e anche atmosferico.Ora attendiamo di vederli dal vivo(con formazione”ampliata”per l’occasione),speriamo presto,anche da noi……il fatto che poi pubblichino il loro lavoro anche su VINILE(anzi se non ho capito male il vinile è giĂ uscito,è il cd che esce il 22 gennaio),me li rende ancora piĂą simpatici!