L’ORDINE NATURALE DELLE COSE “s/t”(EP autoprodotto)

L’ordine naturale delle cose è un quintetto proveniente da Parma(e formato da:Stefano Cavirani : voce,chitarra elettrica ;Enrico Cossu-viola;Mattia Amoroso : chitarra acustica;Gioacchino Garofalo : chitarra elettrica/basso;Alessandro Aldrovandi : batteria);questo EP è il loro esordio e raccoglie 4 ottime tracce di rock introspettivo e molto personale:si può dire che,nonostante questa sia un’opera prima,la band ha già le idee chiare,anzi chiarissime,sul da farsi(e anche mature!)…

Difatti fin dall’apertura affidata a”Questa”,si percepisce che la band è molto originale e”personale”nell’affrontare la sua musica:si tratta di un brano caleidoscopico,in cui il rock della band svela la sua anima psichedelica ed introspettiva-che si riflette anche nel testo(“lunghe mani che si distendono/dieci dita si contraggono/tu non ti accorgi chi sei”);la seconda parte,invece,svela un’inedita andatura “ dark progressive”(complice anche la malinconica viola,che si sposa ottimamente allo spleen dettato dalle chitarre e dalla voce).

“La volta buona”è un brano più nervoso e sincopato,ma non meno umbratile;le liriche sono sempre riflessive e meditative(“vibra il mio mondo al passaggio di un treno(..)ma forse è vero che son io che tremo/e a volte aspetto senza direzione”)e si riflettono nella musica,tra ricordi alternativi e rimembranze ancora una volta psichedeliche(la viola fa venire in mente atmosfere settantiane,alla High Tide per intenderci,ma è solo un gioco di rimandi),con perfino dei tratti un po’ sperimentali….il tutto senza perdere di vista l’ottima melodia del cantato.

“Opaca”è più meditativa,ed è forse il mio brano preferito dell’ep:una bellissima e struggente melodia malinconica,in cui tutta la band dà sfoggio di grande maestrìa musicale e compositiva;il testo segue la sfera personale(“parlò dei suoi anni di scuola/e gli amici di allora”è la frase-chiave del ritornello che suggerisce ricordi lontani,ben rappresentati anche dalla musica in sottofondo),con i suoi chiaroscuri che si riflettono anche nel sound(bellissima la fuga strumentale finale,sempre tra psichedelia e progressive 70s-style,ma con un mood totalmente personale )….Un pezzo che fa venire i brividi,davvero emozionante.

“In punta di piedi”chiude il lavoro,ed è il brano più lungo dell’intero disco(5’22”);carico di spleen,analizza a più riprese l’interiorità(“e abbiamo preso i nostri desideri/e li abbiamo calpestati”)con una punta di amarezza….La musica stessa gioca tutto sulle dinamiche e alterna momenti pacati e rilassati,ad un ritornello più corposo e aggressivo,decisamente potente(protagoniste le chitarre,ora tranquille,ora taglienti)…..il finale,poi,sembra mescolare entrambi gli elementi,adornato anche da bellissimi assoli chitarristici,notturni e malinconici.

Davvero un ottimo esordio per questa band che sa davvero come far venire la pelle d’oca;ottime composizioni sopra la media,e qualità esecutiva altrettanto notevole….e su tutto un’originalità ben distinta,che coniuga in maniera inedita indie e ricordi”progressivi”,come raramente capita di sentire.

In una parola:un disco maturo!

Bravi ragazzi,davvero,continuate su questa strada e i risultati non tarderanno a materializzarsi!

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