A PEZZI “Soli” (autoproduzione)
Sono passati quattro anni all’incirca dal precedente lavoro degli A Pezzi,ma l’attesa è stata ripagata con un disco molto bello,che sprizza energia-ma perfino poesia- da tutti i solchi.
In una parola è vero ROCK,come da tempo non mi capitava di sentire da noi:ma procediamo con ordine…..
Innanzitutto c’è stato un lieve ma fondamentale cambio di formazione;infatti ad Enrico Zoi (chitarra,voce,compositore principale) e Stefano Albiani (batteria) si è unito il poderoso bassista Francesco Rubechini (i più attenti se lo ricorderanno in forza di alcune formazioni aretine seminali come i Devors o i primi Kiddy Car)….ed ho la sensazione che con questo nuovo musicista,la band sia diventata ancora più forte e grintosa di prima….Ascoltare per credere!
Ma veniamo adesso ai pezzi contenuti in questa nuova autoproduzione.
L’introspezione che regnava sovrana nel precedente lavoro non è stata abbandonata:oggi,però,ha un taglio nettamente diverso,più graffiante ed in un certo senso più aggressivo e deciso che in passato;questo risulta evidente a partire dal brano introduttivo,la corposa “Canada Bunker”,dotata di un riff circolare e nervoso,tra melodie grunge e scalate lievemente noise (ma mai sopra le righe).
Il breve ma intenso testo indaga su ferite e riflessioni personali (“a volte sogno di farmi male/e di vederti preoccupare/ci amiamo a proporzione inversa a ogni passo che fai/e penso proprio di meritarlo”),che aggiungono ulteriore mistero al pezzo,con le molteplici chiavi di lettura possibili.
La potenza sonora non si arresta con “Minerale”,una canzone definita e spietata (“Farò di te un male necessario/il resto solo pornografia”) e per questo molto significativa:il sound continua a macinare implacabile,con la sua ritmica scorrevole e incessante.
Una cosa che balza all’orecchio di questo nuovo lavoro,sono anche le melodie:mai scontate,ma accattivanti….e un esempio calzante è il terzo brano,”Slalom”,un mid tempo che rimane intrappolato in testa da subito…..Il desiderio di abbattere le barriere tra ascoltatore ed esecutore è evidente nel testo (“Se tu con la mia musica cerchi una rincorsa,non lo sai/che voglio solo essere (….)se tu mi dai da lavorare/lei mi dà da giudicare”),ed è un’ulteriore carta vincente all’interno del pezzo.
“Nel buio” è una sorpresa improvvisa,una sorta di ballata malinconica non allineata,dalle influenze darkeggianti (e c’è persino una slide dal sapore blues che solca l’intro del brano);le parole fanno male (“il tuo rosso è solo l’illusione/di poter fare bene/appari sempre più bella dentro al cemento”) e danno speranza al tempo stesso (“il nostro dovere sarà sporcarci le mani con la vittoria”):un’osservazione su una persona che ha smesso di lottare-o ne ha paura-o un monito contro certa ipocrisia non detta? Può essere tutto questo,forse no,probabilmente anche altro…..
“La migliore solitudine” è uno dei brani più orecchiabili del disco,ma non si tratta di ‘pop’ ovviamente:torna la grinta nella chitarre-ancora più taglienti del solito,ma senza perdere mai di vista la forma canzone-che evidenziano l’invito a vivere la propria vita,senza scendere a compromessi inutili (“Nessuno ha mai abbastanza tempo/Così tu presti il tuo/cosa succederà quando non basterà più”)…..l’alternarsi tra strofe darkeggianti e ritornello arioso,rende il brano vincente (e non è un caso che-se non erro-è stato anche il primo videoclip estratto dal disco).
Scorrevole e dinamica “Nello spazio”,un’altra riflessione ‘aperta’ (“del tuo ozio non puoi farne niente/del tuo odio non puoi farne niente”) dal retrogusto amaro;”Quanto manca (al mare)” è carica di tensione dosata,con la sua atmosfera ombrosa dettata prima dal basso….ma c’è anche una lieve ironia non dichiarata,tra le righe (pungente il verso“Per questo testo avevo un sentimento/sole di carta che ormai non brucia più/sei felice? Io lo sono stato a lungo”).
“Resta” è una spirale rock enigmatica (“ho fatto debiti per pagare i miei debiti/mentre lei si soffocava in tutta fretta”),che vede il power trio in gran forma e al massimo della potenza musicale,alternando momenti più quieti e riflessivi,a sfuriate sonore improvvise ma mai caotiche (e c’è perfino un brevissimo interludio ‘sperimentale’ a metà brano).
Umbratile l’alternative rock elaborato di “Le alpi” che vede ancora una volta il basso protagonista del riff portante (non è certo un caso quello che dicevo all’inizio:il nuovo arrivato ha portato la sua personalità nella band,donando una nuova freschezza al gruppo);l’atmosfera è carica di misteriosa tensione ragionata e fa di questo uno dei pezzi più complessi del disco,a livello strutturale (il particolare mood,non so perchè,mi ha riportato alla mente le atmosfere noir degli Afterhours più enigmatici….anche se si tratta indubbiamente di band diverse!)
“Rotta maggiore” è un bellissimo brano,breve ma notevole,dotato di una melodia molto interessante ,ed è un antidoto contro la malinconia;avvolgente la struttura musicale,con delle chitarre ariose in evidenza.
“Orizzonte degli eventi” è il gran finale,una ricerca di verità dentro sé stessi adornata da un sound al tempo stesso riflessivo e tagliente (ma non troppo);quasi una visione leggermente progressiva dell’alternative,ma è una definizione riduttiva per questo brano decisamente intenso.
Un disco eccellente sotto ogni punto di vista (anche la registrazione-opera dello stesso Enrico- è ottima e fa la differenza),che la band ha curato in ogni minimo dettaglio:una spanna sopra rispetto a quasi la totalità delle produzioni indipendenti italiane attuali.
Le canzoni funzionano,proprio perchè rifuggono gli stereotipi alternativi attuali (o indie che dir si voglia:la massa mi ha fatto odiare questa definizione,che non significa più nulla!) e non potrebbe essere altrimenti :l’essere sé stessi,il non inseguire mode futili,ma cercare una via personale al rock (senza cadere nella trappola del già sentito) sono tutte caratteristiche che fanno degli A Pezzi una grande band che non cerca scorciatioie,pur mantenendo una sana dose di melodia che arricchisce i pezzi senza snaturarli.
Ascoltatevi e compratevi “Soli”:se siete in cerca di emozioni rock,e siete stanchi dei tanti ‘pupi’ che affollano l’underground,potete stare tranquilli-gli A Pezzi non solo sono ‘veri’,ma stanno anche dalla parte giusta-sanno il fanno loro ed è gente che SUONA DAVVERO e ottimamente. Da non perdere.
Per saperne di più e prenotare la vostra copia:http://www.apezzi.it/
La foto è di Sara Coleschi.