Blowout, band stoner metal, si forma a settembre 2013, da un’idea di Giuseppe Fontanari (chitarra), Igor Rossi (voce), Lorenzo Helfer(basso) e dell’emiliano Michele Chiari(chitarra). Durante la stesura dei primi pezzi i quattro trovano prima in Giuseppe Marzio e poi in Andrea Calvi(ex Blame – Bernie Lomax) i batteristi con cui iniziare a lavorare sempre più intensamente. Con una figura stabile alle pelli il quintetto si dedica al songwriting e comincia contemporaneamente fare le prime apparizioni dal vivo. Dopo l’edizione 2014 del Suan Rock, Andrea lascia la band per concentrarsi in altri progetti, venendo sostituito da Michele Matuella (ex Violet Sheep).
Una volta stabilizzata la formazione, la band riprende l’attività live suonando in noti locali dell’ underground musicale del Trentino. Nel mese di febbraio 2015 Michele Chiari si allontana serenamente dal gruppo per motivi personali e divergenze artistiche. Avvicinandosi alla registrazione del loro primo EP, i Blowout reclutano Andrea Avancini alla chitarra, per essere nuovamente pronti ad affrontare ogni sfida e palcoscenico!
E’ nel 2016 che si concretizza l’idea di realizzare il primo lavoro discografico dal titolo Buried Strength, disco registrato al 8lab studio di Trento (basso, chitarre, batteria), al Nologo studio (voci e cori) di Laives (Bolzano), con mixaggio effettuato pure al Nologo studio e il mastering svolto al Swift mastering di Londra (UK). Special Guest nella traccia numero 5 dal titolo “Stomp on fire” è Dario Cappanera (KAPPA)(Strana Officina – Francesco Renga – Vasco Rossi – REBELDEVIL ecc). “Buried Strength” è stato prodotto con l’agenzia Metalmorfosi e distribuito da Crash Sound e Believe Digital.
“Buried Strength” descrive i Blowout come una metal band granitica ed energica. Otto pezzi carichi di riff tuonanti e leggermente scivolosi, caratteristica tipica dello stoner. L’andamento flemmatico nell’eseguire i ritmi trascinati dona un aspetto sgangherato alle canzoni (specie “Ghost shadow” e nella title-track) che accentua uno stile pesante e cadenzato che a volte fa l’occhiolino al grunge (“Slum”), a volte al doom (“Be divided be ruled”). I molti indugi in un mordente palm muting sono coinvolgenti fin dal primo ascolto, portano ad annuire con la testa quasi in automatico. La voce principale grida in maniera diretta, senza ricorrere a scream o growl. I testi sfidano il dolore (“Stomp on fire”) e l’inferno, dove addirittura si brinda. Il testo “Cheers in Hell” è inequivocabile: “Live fast, die young”. Oltre che da intenzioni cattive, l’album è anche infestato di spiriti malvagi: “Feel the phantom pain, let’s lose”. Per chi ama navigare nelle malsane acque dello stoner metal, i Blowout sono una band da tenere sott’occhio.