ha dimostrato che si può fare ricerca sonora e coniugare varie spezie sonore senza per forza violentare le orecchie dell’ascoltatore….al contrario,i Brainkiller,anche quando i sentieri sonori si fanno tortuosi,con la loro brillantezza riescono sempre ad essere godibili e a non smarrirsi,anzi,tengono conto sempre conto della forma”canzone”(anche se definire”canzoni”le tracce del loro disco è puramente riduttivo;ma se è pur vero che non sono”canzoni ordinarie”-nel senso di come viene interpretato di solito il termine-è anche vero che non si tratta mai di avanguardia ostica o troppo estrema).
BRAINKILLER”colourless green superheroes”(rare noise records)
I Brainkiller sono uno di quei gruppi altamente creativi (e di grande caratura tecnica allo stesso tempo),che sfuggono alle categorizzazioni;complice una label come la Rare Noise records,sempre all’avanguardia con le sue proposte sonore che anche stavolta ci sa stupire con le sue pubblicazioni.
Il trio in questione è composto da:Brian Allen(trombone),Jacob Koller(piano,fender rhodes)e Hernan Hect(batteria),tutta gente con un curriculum grosso come una casa;e che”colourless green superheroes”sia un disco(completamente strumentale o quasi)per palati esigenti e ascoltatori attenti,si capisce fin dalle prime note.
“The vindicator returns”dà lo start al disco,ed è un susseguirsi di aromi jazz progressivi…..sembra di essere tornati nei primi anni ’70,quando gruppi come i Nucleus sperimentavano,incrociando jazz a partiture rockeggianti senza inibizioni;ovvio però che i Brainkiller hanno una personalità totalmente unica,e difatti il brano brilla di luce propria,avvolgente e maestoso com’è.
“Scribble”è più schizofrenica,ma con melodia:alterna delle parti velocissime a strofe più rarefatte,sempre memori di jazz elettrificato;la maestrìa dei singoli componenti è in grande spolvero,per un brano dall’andatura insolita e melodicamente”sghemba”.
Di grande fascino l’incastro trombone/piano elettrico/batteria,che mescola vari stili e sensazioni.
Ma il disco vive di più anime,e di episodi tutti diversi;infatti su”Empty Words”,che vede la partecipazione di Coppè coi suoi vocalizzi(ed alcune brevissime strofe cantate),ci spostiamo su atmosfere più rarefatte,quasi ambient,con il pianoforte che va in due distinte direzioni,a diritto e a rovescio;poi,man mano che la traccia si evolve,veniamo trasportati in un’atmosfera notturna,più rarefatta e allo stesso tempo sempre molto melodica e velatamente psichedelica,quasi una sorta di lounge visionario e moderno.
Bellissimo pezzo,quasi onirico nel suo incedere.
Si ritorna ad atmosfere più jazzate su”Top of the world”;è un po’ la versione dei Brainkiller della fusion targata seventies,una sorta di”art jazz rock”di grande fascino,sia compositivo che esecutivo.
Ancora più complessa”orange grey shades”,adornata da un pianoforte intimista e da inquietudini ombrose;il mood quasi”dark”dell’introduzione convive con un’andatura quasi da”traditional”man mano che il pezzo prende forma(e con scorie free qua e là,appena accennate ma mai invasive).
Dall’insolito titolo italiano è”a piedi verso il sole”;una traccia riflessiva,a suo modo rarefatta,affidata alle malinconie del fender rhodes,dove si stagliano sofficemente batteria e trombone.
Non si rinuncia ad una certa inquietudine di fondo,presente in altri episodi del disco,e vista sempre da più angolazioni.
I Brainkiller non sono mai scontati e non si ripetono mai:ed ecco quindi arrivare”Plates”,coi suoi cambi di tempo arditi e all’avanguardia,ma mai ostici.
Ed è questa l’ulteriore conferma di un’altra delle caratteristiche del gruppo,quella di essere sempre scorrevoli anche quando la partitura si fa più complessa del solito.
Nel brano si nota anche un’insolita attitudine funk rock,anche se tenuta abbastanza a freno,e miscelata alla consueta sperimentazione jazz.
“Noodlin”inizia come una cavalcata pianistica quasi”standard”,e al tempo stesso complessa;poi il pezzo si evolve su sentieri sonori bizzarri,come una sorta di jam distesa eppure creativa,sempre jazzata ma inconsueta(fanno capolino dei brevi,divertenti dialoghi in sottofondo).
Ma non finisce qui:il finale ci coglie di sorpresa,trasformando il tutto in un jazz-rock di settantiana memoria,vigoroso, che lascia ampio spazio all’immaginazione(e all’improvvisazione).
Ai Brainkiller devono piacere i titoli in italiano;difatti ecco che poi arriva “Laboratorio”che è esattamente ciò che il titolo promette: una miscela ardita ma godibile di sperimentazione a go-go,melodie quasi pop dettate dal piano(scandite,oltre che dal drumming,anche da un solare battimani), rock(quasi via “new wave”),lievi inserti di elettronica,perfino atmosfere orientaleggianti,suggestioni free,ambient,avanguardia,minimalismo …..una traccia che ci lascia di stucco nuovamente,in un mix di influenze diverse perfettamente fuse tra di loro(nel finale,gli ultimi secondi affidati al solo piano,ci riportano addirittura alla mente le cose più rilassate e rilassanti di Erik Satie!).
Torna l’elettronica -appena accennata-nell’introduzione di”Secret mission”,ed è come se i Brainkiller smontassero in mille pezzi delle ritmiche drum&bass e le rimontassero a modo loro,ovvero in maniera originale e stravagante;ma la seconda parte cambia di nuovo,e veniamo traghettati in un’atmosfera che potremmo definire”hardcore free jazz”,in cui delle ritmiche impazzite quasi “punk”(dettate dal pianoforte elettrico e dalla batteria)si sposano a tromboni deliranti…..il finale suona come la versione”Brainkiller”dello stoner rock(o doom metal?).
In realtà in pochi minuti i Brainkiller hanno dato una propria visione di vari stili musicali,frullandoli tra loro e restituendoli in una forma nuova,un melting pot affascinante e ricco di spunti notevoli.
C’è anche dell’ironia nella musica dei Brainkiller e un titolo come”Otaku goes to a rave”non lascia dubbi a riguardo…..il pezzo inizia in maniera rilassata,quasi una sorta di ambient suonata all’organo farfisa(o almeno così pare),per poi svilupparsi subito in trame jazz-rock di grande fascino e impatto,sempre col”cuore”in evidenza(mai improvvisazione fine a sé stessa o tecnicismi sterili,l’indiscussa capacità strumentale è sempre messa al servizio della canzone).
Il finale vede la band correre libera su sentieri elettrizzanti,con cambi di tempo insoliti e perfettamente”incastrati”,in nome di una fusion moderna eppure personalissima.
La penultima traccia,”Viv”è sul segno della sperimentazione:è un segmento molto breve affidato al piano preparato.
Il disco si chiude con”To be continued”,dall’andatura trip hop,tra riflessioni umbratili ed interessanti incastri ritmici……e come il titolo evidenzia,la storia dei Brainkiller non si esaurisce qui,e avrà modo di farsi sentire anche in futuro,sempre con l’intento di stupire.
Davvero un bel disco,per tutti gli amanti delle sperimentazioni musicali ardite,ma non eccessive:come dicevo poco fa,questo trio
Complimenti davvero ai Brainkiller che,ne siamo certi,non finiranno mai di stupirci:questo disco è un must,e potrebbe essere una rivelazione per molti……procuratevelo!
WebzineArt rockAvanguardiaBrainkillerFree JazzFree RockFunkJazzJazz rockPsychedelic rockrare Noise recordsRockSperimentazione