A CURA DI FRANCESCO LENZI

COUSIN SILAS “The place it used to be” (Sucu Music)

Nuova uscita per la Sucu music,e che uscita!

Cousin Silas è un ottimo musicista ambient,e “The place it used to be” (che potete scaricare liberamente qua:http://sucumusic.weebly.com/-cousin-silas-the-place-it-used-to-be-scm-1402.html#.Uwzem841CSo ) è il suo ultimo lavoro in ordine di tempo (la sua discografia è sterminata,date un’occhiata al suo sito:http://cousinsilas.blogspot.co.uk/p/discography_30.html ).

Fin dalla prime note di “Autumn arrives” si ha l’impressione di avere a che fare con un lavoro da non perdere :l’ambient di Silas è ricercata e sofisticata,dalle venature rilassate e riflessive;e tutto ciò viene confermato anche dalla seconda traccia,l’evocativa “Under merrydale bridge”,in cui una struggente chitarra si sposa magnificamente a delle tastiere ariose e dal sapore contemplativo.

“Hangmans moor”è un lungo viaggio rilassante ed introspettivo attraverso dinamiche scure perfettamente riuscite (torna il dialogo tra una chitarra liquida e le tastiere,con tanto di soundscapes di contorno);”Relics from the old dam (lullaby)”,per contro,è un brano più dolce e struggente,il cui pianoforte -così come la tastiera sullo sfondo-emoziona e commuove.

“The old waterwheel” è una traccia che presenta un mood rilassato:bellissimo il solo chitarristico,molto arioso,mentre il background è affidato ad una tastiera vellutata e a rumori marini che distendono,con la loro pacatezza (e nella seconda parte,torna anche un emozionante pianoforte).

“The stream never froze in Winter” continua un po’ su queste coordinate rilassate e rilassanti,ma stavolta è la tastiera ad essere in primo piano;la musica è estremamente evocativa e riesce nell’intento di descrivere al 100% ciò che il titolo suggerisce.

Le qualità descrittive della musica di Silas non si esauriscono nemmeno nella mini-suite “The desert valleys”,più meditabonda e dai segmenti scuri;”the evening falls” è una traccia luminosa e notturna al tempo stesso che svela vaghe influenze orientali (torna il dialogo-magnifico,peraltro-tra chitarra e pianoforte):come la precedente è un brano piuttosto lungo,ma che non stanca mai,e risulta essere sempre scorrevole e piacevole.

“Walking home” è puro relax sonoro,così come “The stars shone brighter”,anche se quest’ultima è più elaborata e rarefatta (e presenta anche qualche tratto sperimentale in sottofondo,anche se non viene mai calcata la mano ) e presenta qualche dinamica più riflessiva (tornano anche delle eteree chitarre in sottondo,velatamente psichedeliche,mentre piano e tastiera continuano ad essere avvolgenti).

“At last the day is done” è la traccia che chiude il disco con la sua magnifica poesia sonora (sempre affidata a chitarra e tastiera) che illumina cuore e anima,seppur non esente da qualche segmento umbratile.

Uno dei migliori dischi di ambient che mi è capitato di sentire,dotato di una natura raffinata e rarefatta,capace di essere toccante e rilassante al tempo stesso;una musica che riesce a sfiorare corde personali molto intime e che ha una grande capacità “immaginifica”….complimenti quindi al suo autore/compositore,in grado di regalarci emozioni “vive” come pochi altri.

 

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