A cura di Elena Schipani
Lo scorso 25 aprile è uscito il quarto album della band pugliese Dirty Trainload; il lavoro si intitola “Revolution and Crime”. Rispetto ai primi tre dischi, il gruppo si è ampliato ed è proprio grazie a
questa modifica che la musica colpisce con più intensità. Il blues la fa da padrona, ma con le incursioni di garage-punk, quello che ne deriva è un progressive blues che rende il tutto ancora più
autentico, carico di energia e sporco.
Il giorno della pubblicazione dell’album, 25 aprile, non è casuale. I Dirty Trainload hanno infatti scelto appositamente di rilasciare il loro lavoro nella Giornata della Liberazione dal nazi-fascismo per trasmettere il loro messaggio di critica nei confronti della cultura di oggi. Viviamo infatti in una società piena di imposizioni politiche, economiche e legislative. Dietro questa parvenza di civiltà regolata, si nasconde in realtà un potere che vuole obbligarci a vivere e pensare in un certo modo.
“Revolution and Crime” va ad inserirsi esattamente lì, nella spaccatura che si crea tra il “La Legge ti impone di…” e il “Ma è giusto?”. Le tredici tracce narrano di un metaforico prima e dopo; lo spartiacque tra questi due periodi è la guerra. Una volta che il conflitto, quello concreto, è terminato ne comincia un altro ben più arduo da superare: quello interiore. Come si può andare avanti?
Ricostruire, ricominciare dopo quello che è stato?
Non hanno importanza l’epoca, il luogo o le motivazioni, ogni guerra è uguale a quella precedente e finchè l’umanità utilizzerà la violenza come metodo di risoluzione, non potranno esserci
cambiamenti.