Domande
Lights Out. Qual è il lato “buio” di William Wilson?
2. Immagina di scrivere un nuovo brano. Di getto, in questo momento, di cosa parleresti?
3. Cos’è per te il rap? E perché hai scelto di esprimerti tramite questo genere?
4. Light Out, il tuo nuovo brano, sembra avere due lati molto diversi: il primo in cui si
scontrano rime serrate, l’altro invece in cui lascia spazio ad un ritornello musicale che
vuoi o non vuoi ti entra in testa. Ne sei consapevole?
5. Parlarci della tua collaborazione con la Sparo Parole: hai un team di lavoro dietro al tuo
progetto?
Risposte
1. William Wilson è il mio lato “buio”. Quando scrivo viene fuori inevitabilmente. Fa
parte del mio personaggio e della mia persona. Solitamente, nella vita di tutti i giorni
non sono così “scuro” per così dire, semplicemente elaboro idee e le abbozzo. E’ un
aspetto che la fa da padrone quando comincio a scrivere, un po’ come Dr.Jekill e
Mr.Hyde.
2. Mi piacerebbe molto scrivere un pezzo sul lavoro. Mi spiego meglio, vorrei parlare di
tutto il tempo che passiamo chiusi in situazioni non nostre o recintati in ambienti che
ci stanno stretti e ci impediscono di esprimerci come vorremmo. Io stesso vorrei
dedicare molto più tempo alla musica, passerei tutto il giorno chiuso in studio ad
elaborare testi, ascoltare strumentali e sperimentare nuove idee, ma sai, lavorando a
volte mi viene difficile. E’ una questione di compromessi, e purtroppo per gli artisti
emergenti, gente che si autoproduce e investe su stessa come me e molti altri,
estraniarsi da se stessi per calarsi in vesti non proprie è l’unico modo per portare
avanti quello che ami. Almeno finché qualcuno si accorge di te e ti da la possibilità di
esprimerti come vorresti. Ma questo è un altro discorso.
3. Io vivo il rap come un’esigenza, un bisogno, una sorta di ancora di salvataggio. Ho
scelto di esprimermi in questo modo perché ho amato questa cultura fin da subito. E
poi sono un amante della letteratura, quindi scrivere è un’arte che fa parte del mio
essere, del mio individuo, per così dire. Ho ascoltato moltissimi artisti, dai più
underground ai più conosciuti, e dopo un po’ ho capito che questa è la “trasmissione”
che più mi si addice per esprimermi e comunicare agli altri la mia musica.
4. Si. A dire il vero è una sperimentazione, se così la vogliamo chiamare. Ho scelto di
ridurre un po’ la lunghezza dei miei brani, usare flow e metriche trascinate per
sfociare in ritornelli leggermente più musicali rispetto alle mie uscite precedenti. Mi
piace capire cosa può sposarsi meglio ai gusti dell’ascoltatore, se può piacere a me, se
può sviluppare nuove idee o nuovi spunti. Non credo sia sempre necessario seguire
una linea dritta, andare un po’ fuori strada a volte può rivelare percorsi interessanti o
semplicemente può darti la possibilità di scoprire qualcosa che magari prima non
vedevi.
5. Si. Il rapporto con i ragazzi è nato spontaneamente, in seguito al fatto che uno dei
ragazzi mi ha chiesto se potevamo incontrarci perché ha trovato interessante la mia
roba. E da li è nato tutto. Il “gruppo di lavoro” è formato da Luca Sammartino, che
cura l’ufficio stampa, Mr. Phapani che cura lo studio e Giuseppe Della Mura,
rappresentate dell’etichetta “Sparo Parole”. Gente in gamba, li saluto tutti e li
ringrazio per quello che fanno per me. Blessings.