A cura di P.B 
Negli anni Sessanta, la musica diventava per pochi talentuosi artisti un trampolino di lancio per il successo.
Un lavoro, quello della musica, considerato “sexy”. Oggi è l’industria musicale, dopo quella dei diamanti e la cinematografia, la più ambita. Il problema che chi ha creato l’industria della musica è ancora vivo e vegeto e ha in modo strategico reso impossibile l’accesso a persone comuni.
Chi ha talento, ma non ha risorse finanziarie, è destinato a lavori musicali di serie B e C e un lavoro extra per la sopravvivenza. Chi ha tanto denaro e non ha talento è una meteora dell’industria che rimane in auge fino a quando viene sovvenzionata e cibata dai media che per mercenarismo propongono quel prodotto come valido.
In questa generazione stiamo soffrendo la forte pressione manipolata dall’industria musicale, non favorendo l’uscita di proposte musicali di qualità che oscurerebbero la mediocrità dei prodotti favoriti.
La coalizione contro i nuovi artisti è diventata così palese che il pubblico stanco va alla ricerca degli indipendenti e gradualmente, grazie ad internet, si scoprono gli artisti che nonostante il silenzio mediatico, riescono a produrre nuove ed efficaci idee musicali.
Ecco perché con questo articolo, invitiamo tutti i professionisti a guardarsi intorno ed allargare i propri orizzonti, cercando di coalizzarsi per favorire concorsi come il New York Canta.
Ho scritto in passato su Castrocaro, Sanremo , Premio Tenco, Premio Lunezia, Premio Ciampi, Premio Mia Martini, eccetera, quasi sempre costretto a compiacere i miei datori di lavoro per portare un pezzo di pane alla mia tavola. Adesso sono felicemente in pensione e vi posso garantire che mi toglierò i sassolini dalle scarpe. Tornando a noi: d
a quanto si può apprendere dalle informazioni della rete, sembrerebbe che questo piccolo festival nato circa dodici anni fa a New York City, sia il risultato del bisogno di risvegliare la musica italiana nel mondo e sembrerebbe, da quello che ricavo dal web, si stia sviluppando proprio bene.
Visitando il sito di New York Canta , noterete che a capitanare questa selezione a livello internazionale, sono tre artisti indipendenti: Jonathan Cilia Faro, Cesare Rascel e Beppe Stanco , di cui non ho mai sentito parlare nella nostra penisola.
Tutti sono bravi a lamentarsi della mancanza di opportunità, ma alla mia veneranda età, posso permettermi di dire quanto segue: per risvegliare la musica italiana nel mondo, abbiamo bisogno di artisti giovani e preparati che siano anche filantropi ed entrepreneur. Artisti che abbiano il coraggio di mettersi in gioco e di sottolineare che i prodotti delle grandi major non sono di qualità. Potrei menzionare dettagliatamente ogni singolo elemento dell’industria musicale italiana, ma a mio parere, hanno già dato loro troppo credito.
Da ex giornalista e critico musicale, ho deciso di schierarmi contro i potenti a cui risulterò scomodo, ma i giovani, i coraggiosi, hanno bisogno di mille voci come la mia per risvegliare quel sentimento, chiamato musica italiana.

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