THE MONKEY WEATHER “the hoodja’s hook” (ammonia)

I Monkey Weather sono un frizzante trio piemontese formato da Jolly Hooker (chitarra e voce),Paul Deckard (basso e voce ) e Miky The Rooster (batteria);la loro musica è un rock melodico e spumeggiante,dal forte appeal melodico e allo stesso tempo energico,memore di influenze “british” rivedute e corrette con la personalità dei nostri.

Questo disco è il loro secondo lavoro,che arriva dopo svariate date in giro per l’Italia e dopo un precedente album e un 45 giri….e sono sicuro che non passerà inosservato,perchè la sua grinta è contagiosa,così come sono estremamente catchy le melodie in esso contenute!

L’introduzione non lascia spazio a dubbi:”Let’s stay up tonight” è un rock & roll gioioso e divertente,che sprizza argento vivo da tutti i pori;i Monkey Weather hanno imparato bene la lezione dei felici sixties e ne danno una visione moderna e contemporanea.

“I hate you” è un brano perfetto che promette sfaceli:estrema cantabilità,ed un arrangiamento corposo che ricorda come andatura i White Stripes,mescolati però ad un’attitudine alternative/indie;non è difficile immaginare la band in un’esibizione notturna in un locale fumoso….

“Sometimes” è più meditativa:allo stesso tempo,però,traspare l’amore per la band per certe atmosfere “beatlesiane” (valore aggiunto che aggiunge ulteriore simpatia e approvazione per il gruppo!)..allo stesso tempo è però un brano decisamente al passo coi tempi,e non potrebbe essere altrimenti!

“Alcoholic tears” possiede nelle strofe una struttura più insolita e decisamente inedita,mentre il ritornello sa di garage beat;anche “Purple Tree” ha un’andatura cangiante ed originalissima,sempre molto melodica ed irresistibile però!

C’è anche spazio per una cover decisamente insolita:”Firestarter” dei Prodigy,rivisitata in maniera originale e potente,1000 volte più bella dell’originale (e decisamente “più suonata”rispetto ad essa!);lo spirito punkoide e schizzato dell’inno di Keith Flint rimane intatto,ma acquista in profondità e in sfumature melodiche.

“I don’t care” è contagiosa e veloce,mentre “Morning” è un ironico brano che presenta un’iniziale ed insolita cadenza blues,per trasformarsi subito dopo in un rock & roll veloce e divertente.

“Lies”è una moderna visione dell’indie rock,adornata da una sezione ritmica ficcante e da chitarre taglienti (memori,come la voce,di ricordi new wave,oltre che dei consueti rimandi sixties);”Sleeping town” è un tassello dal sapore british,per la sua capacità “descrittiva”e per le sue melodie sbarazzine,mentre “Carl” è il finale del disco,dal sapore più introspettivo e meditabondo (c’è anche un’andatura shuffle,velatamente jazzata,nelle strofe),ma con un ritornello deciso e potente.

Un disco davvero ottimo per una band altrettanto eccellente che,ne son sicuro,farà strada:i numeri li ha tutti,e non è escluso che possa sfondare anche all’estero,data l’internazionalità della propria proposta.

In una parola:rock and roll!

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