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WHITE MOSQUITO”Il potere e la sua signora”

I White Mosquito,tenendo fede al loro curioso nome,stanno cercando di infondere una vitalità nuova nel rock italiano e ci riescono con delle composizioni molto interessanti,energiche ma allo stesso tempo anche riflessive ed introspettive.

Questo è il loro secondo lavoro,dopo un primo EP nel 2006(“20 grammi”);la band non è affatto alle prime armi e si sente,difatti si è fatta le ossa attraverso innumerevoli live importanti,culminati nell’ esibizione ormai “leggendaria” di supporto ai Deep Purple nel maggio 2007.

La line-up dei White Mosquito,dopo vari assestamenti,è formata oggi da:Sergio Antonazzo(voce),Matteo Magnani(Chitarra),Simone Pani(basso)e Stefano Ruiu(batteria).

Il loro rock dalle tinte hard e alternative esplode in questo full length in tutta la sua possenza;fin dall’introduzione strumentale(“Candido”,tra stoner e psichedelia ombrosa)si ha l’impressione di avere una band dalla personalità tagliente,decisa e dalle mille risorse.

E la conferma arriva subito con le sonorità dure di “Solite parole”:i riferimenti musicali sono sempre dalle parti dell’hard cadenzatissimo,ma riletto con una linfa nuova.

La voce personalissima di Sergio fa il resto,indagando su sentimenti”sociali”senza retorica(“Sono stanco di vedere che le cose vanno male/sono stanco di sentire quelle solite parole/sono stanco di vedere le persone stare male(…)/quello che non sarò mai”:davvero un bell’inizio,non c’è che dire(bella anche la coda finale,molto evocativa).

“Stato confusionale”coniuga nell’intro arpeggi darkeggianti a liriche meditative sull’attualità viste da un’ottica personale (“strategia ignobile/mi rende sterile/ti rende più fragile/e ti cambia idea(…)e ti fa spegnere”),mentre il ritornello torna su sferzate hard rock;anche il solo della 6 corde sfoggia una grinta notevole ed heavy…questi White Mosquito sono davvero dei bravi musicisti tecnicamente,oltre a scrivere grande musica!

Su”Manifesto”il rock dei White Mosquito si tinge di darkeggiante introspezione,con una musica scurissima e notturna,molto suggestiva;l’invito a combattere per le proprie idee è evidente e significativo nel testo esplicito(“svegliati fratello,che il mondo vuol cambiare/svegliati che non è più tempo di guardare/vogliono distruggere quel poco che abbiamo/vogliono cambiare quello che siamo/vestiti fratello,che la rivoluzione è sempre stata fatta nel nome dell’amore/nel nome della vita e della libertà/ama fratello,senza pietà”)….molto belle dunque le parole,che si sposano meravigliosamente all’inquietante musica,una marcia rock oscura e blueseggiante a tratti;ma il sound arroventato della band non cessa mai di esistere,e arriva come un treno quando meno te lo aspetti,nella parte finale,tra potenza sonora e riff zeppeliniani.

I ricordi hard si sposano ad una sezione ritmica velatamente funkeggiante su”Demone”:è il lato più melodico e più”accessibile”dei White Mosquito,ma certamente non scontato.

La musica ricorda gli anni ’90 del rock italiano(inizialmente vengono in mente nelle parti più”dure”i Ritmo Tribale di”Mantra”e gli Afterhours di”Pop killed your soul”),però tutto è rimescolato in maniera personale,scorrevole ma sempre potente e possente;e traspare anche un po’ d’ironia tra le righe(“la tua cultura sembra un’arma a doppio taglio/che si nasconde in cerca di un appiglio/amore,sai che c’è?/esco fuori di me/faccio una strage,ma tranquilla rientro presto”)….finale ossessivo ed orgiastico.

Non manca un momento più riflessivo;e”Forme”è una traccia più introspettiva(““L’immagine non fa capire il dolore che si può trovare/l’immagine distorce ogni cosa/e tu ancora lì a soffrire(..)non dimenticare di questo dolore”),dai contorni riverberati e psichedelici,senza rinunciare a robuste iniezioni di chitarre distorte nella seconda parte,che fanno evolvere il tutto su sonorità più dure,ma non meno melodiche.

Dopo un buffo frammento lo-fi che pare uscito da una vecchia musicassetta smagnetizzata(“anche questo è rocchenroll”),si ritorna su dinamiche hard R&R con”In faccia”,un invito ad essere diretti e sinceri nella vita,nonostante le mille maschere che ogni giorno incontriamo e che forse involontariamente talvolta indossiamo(“cerco risposte che non si fan trovare/di notte a divagare,di giorno a bilanciare/sbalzi d’umore che non fanno respirare(….)non posso far capire quanto fa male quest’essere normale/in faccia,guardarsi in faccia,è una realtà diversa,è una realtà distorta”).

Riff al fulmicotone,vagamente sabbathiano(e tra i più belli del rock underground italiano) per”Non smetto”:l’hard rock settantiano sembra essere l’influenza primaria per la band(o una delle ispirazioni),ma viene”rivoltato”e riverniciato a nuovo in maniera contemporanea.

Le liriche indagano sempre su sentimenti personali e sono un elogio all’essere sognatori e creativi-o almeno questa potrebbe essere una delle motelplici chiavi di lettura(“io sono un poeta dalla memoria fragile/che non riesce a dire senza prima scrivere/e come un orgasmo mosso dalla fantasia/che mi rende schiavo di una forma di poesia”).

Da urlo l’assolo chitarristico,in piena rock&roll attitude.

Arriva anche il momento di una vera e propria ballata essenzialmente acustica”Dimmi”,dai segmenti amari;una melodia oscura per un testo che indaga su ferite interiori(“non hai mai capito se è la troppa ingenuità/o semplicemente estrema sensibilità/quel ricordo logora quel futuro,l’immagine di quelle paure che non hai saputo vincere”).

Il finale sconfina nell’elettricità epica,come succede nelle tipiche ballate”heavy”,ma con un tocco personale in più,che richiama anche suggestioni cinematografiche(nella parte”riverberata”e dunque”Lynchiana”).

Il disco si chiude con”Nuvola”,ed è nuovamente puro hard rock intransigente e provocatorio(“vorrei pisciare sulla tua testa/fino a sentirti dire basta/e poi vederti agonizzante/dispersa in mare,ad affogare”),e si ritorna su un’atmosfera divertente e fieramente aggressiva(ma la forma non viene mai dimenticata);il soggetto preso di mira è una certa”stronza”che deve averne combinate delle belle al protagonista(che è logicamente e spietatamente vendicativo)….

I White Mosquito hanno la chiave dorata che custodisce i segreti per mantenere vivo il rock&roll in italia:ne sentiremo parlare ancora sicuramente e finchè questo tipo di musica avrà gente come loro tra i suoi esponenti,sono sicuro che il rock-quello vero-non morirà mai.

Sarà anche solo rock&roll,ma finchè ci sarà sostanza e passione vera,come nei White Mosquito,possiamo stare tranquilli!

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