Salve Audiofolli, vi presentiamo un disco davvero sfizioso, dagli arrangiamenti davvero accattivanti, freschi e ben fatti.
Luca Bash 
presenta Oltre le Quinte, il suo nuovissimo disco. 
Un album con ben quindici brani brani, prodotto e scritto in due lingue, sia in italiano che in inglese. Il titolo in inglese dell’album è “Keys of Mine”.

Ecco a voi la spiegazione: «“Keys of mine” è un gioco de parole: i mie amici in inglese si dice “Friends of mine”, ma loro sono le chiavi di questo disco, dedicato a loro. Da qui il titolo. In italiano invece questo gioco di parole non era possibile, e il titolo sta semplicemente a indicare che “oltre le quinte” del teatro di tutti i giorni che mi vede attore e spettatore esiste tutto ciò che si può trovare ascoltando questo LP».
Interessante come si è sviluppato il progetto, senza una vera e propria direzione artistica, ma collaborando a distanza con diversi musicisti, un processo davvero innovativo e senza dubbio, ai tempi nostri, forse la soluzione più pratica e proficua.
Procediamo adesso con il track by track, un ascolto puntuale, traccia per traccia.

Dietro Le Quinte si apre in maniera soft ed avvolgente, soprattutto per via di un’ariosa chitarra non distorta, armonie ricercate che si sposano a strutture proprie della forma canzone pop, è questo il magico connubio: un timbro che potrebbe ricordare vagamente un incrocio tra Baglioni, Masini e Mario Venuti, ma dove tutto il contesto è un cantautorale tra il funky, jazz, fusion.

Giorni Così si fa più “groovvoso”, con accenni lirici modernissimi che fanno riferimento al web, ad internet, al mondo contemporaneo.
Bellissimo il passaggio di sassofono, lo ascolteremo molto volentieri anche nei brani successivi; la vera è propria “perla” del disco.

Il Tuo domani si presenta come un brano arioso ed abbiamo una piacevolissima sorpresa, l’intervento di una voce femminile davvero soave che a tratti si fonde a un organo hammond caldissimo.

Cafè Paradiso è finora uno dei brani più ritmati dell’album con un cantato particolarmente “blues”, ma non solo. Il brano si apre ad episodi con cambi di tempo, tra il disteso e l’energico.

Tu non sai sorge con un intro più blues che mai, con una chitarra ruvida e nervosa, sound che si rilassa fino all’inverosimile nel ritornello. Piccoli episodi che fanno riferimento alle intenzioni stilistiche dei primi secondi del brano, ma senza esagerare.

Come Il Sole con un intro di rhode quasi ambient e quell’immancabile sassofono che impreziosisce il disco. Un lentone di assoluta qualità.

Nu Shu è un brano molto particolare, che addirittura tratta di questioni sociali cinesi del dodicesimo secolo, infatti, Nü shu era la lingua segreta che usavano le donne dello Hunan per resistere al predominio maschilista cinese.

Candide Bugie
ha un’aria misteriosa, melodica e distensiva.

Tre E Non Più Tre riprende il “discorso musicale” di Giorni Così, oppure “Tu non sai”, la ritmica si mantiene assolutamente spinta fino alla fine.

Dr. Hyde
possiede una melodia oscura e vagamente esoterica, con un sassofono spettrale e un’atmosfera sospesa. Finale energico interessante.

Swing Lover preannuncia già dal titolo il sound che pervaderà il brano, dove la chitarra acustica la fa da padrona.

L’Idiota
è forse uno dei brani più “carichi” del disco, dove tutte le influenze esplodono senza limiti. Ottime sezioni di fiati.


Al Posto Mio
è una traccia molto “leggera” rispetto a tutte le altre dell’album, con qualche tono vagamente pop-rock dalla metà del brano in poi.

Per Non Dire No dal punto di vista strumentale è uno dei lavori più compiuti ascoltati finora, una chicca assoluta, soprattutto per quel sassofono impeccabile, ma anche tutti gli altri strumenti non scherzano: quella batteria disinvoltissima, quel basso ben incastrato con tutto il resto, quel rhode che ben si lega all’arrangiamento generale. Il moog dopo la metà del brano, forse un po’ troppo invasivo (dal punto di vista della dinamica), ma dall’esecuzione perfetta.

Controtempo un finale scoppiettante che parte gradualmente, ben cinque minuti di contenuti musicali che non si risparmiano.

Un disco dalle mille qualità, spunti, idee, intrecci musicali a profusione.
Da ascoltare, riascoltare e forse “studiare”, in modo tale da approfondire i tantissimi aspetti che lo compongono.

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