NORDGARDEN “Dieci” (Gdn/Audioglobe,2013).
Il nuovo disco di Nordgarden-uscito ormai da qualche mese- è una bella sorpresa:infatti il noto cantautore norvegese rilegge dieci canzoni di artisti della scena indipendente italiana,e lo fa in maniera decisamente riuscita,con la sua personalità ben in evidenza.
E’ lo stesso Terje a spiegare nelle note di copertina,il significato dell’album stesso e del suo titolo:”sono dieci anni che suono e che faccio musica in Italia/sono gli anni passati dal mio disco di esordio(…)/sono gli anni che faccio avanti e indietro dall’Italia alla Norvegia(…)”;alla produzione artistica c’è Cesare Basile,un nome che è ormai una garanzia di qualità per quel che concerne la musica d’autore alternativa in Italia (e di cui Nordgarden riprende un brano,come vedremo poi) e che partecipa anche come musicista nel disco stesso.
Il disco si apre con “non è la california”,dal repertorio di Marco Iacampo (è anche il primo singolo estratto;potete guardare il suggestivo videoclip in bianco e nero qua:http://www.youtube.com/watch?v=83OIrw0AjgY ):questa nuova versione acquista un’ulteriore cadenza notturna e decisamente blues,presente anche nell’originale,ma qui ulteriormente amplificata,specie nel suo lato più “intimista”.
Anche “La mia rivoluzione” di Marco Parente viene riletta in una versione diversa e assolutamente personale:inizia come una ballata acustica malinconica,che si trasforma in un rock chiaroscuro dalle chitarre taglienti (una delle quali è di Basile,oltre che del protagonista).
“Invisibile” di Cristina Donà viene affrontata con un tocco di struggente spleen,in una versione essenziale e minimale (solo piano e voce),ma non per questo meno affascinante;poi è la volta di “Cerchi nell’acqua” di Paolo Benvegnù (che,lo ricordiamo,è stato produttore del primo album di Terje,dieci anni or sono),riletta con candore rock-blues e dalle influenze chiaramente “seventies”.
Anche “la canzone dei cani”di Cesare Basile,diventa un dark blues notturno (e lo stesso Basile suona l’organo nella stessa),dai tratti scurissimi;per contro,”Miele” di Paolo Mei mantiene l’andatura “struggente” dell’originale,anche se vengono evidenziati i tratti folk ed acustici.
Acustica è pure “L’abbandono “,dal repertorio dei Marta sui Tubi:abbastanza fedele all’originale,ma con i tratti distintivi del nostro in evidenza (ed arricchita da battiti electro sullo sfondo);”Dove mi perdo” di Grazia di Michele è una scelta curiosa ed insolita:il mood jazzato che adornava in origine il pezzo è qui tramutato in un ottimo blues acido e notturno,dalle venature psichedeliche.
Ma le sorprese non finiscono qui:difatti arriva subito una cover del compianto Claudio Rocchi,recentemente scomparso,”La realtà non esiste”…il brano-un classico degli anni ’70- viene rielaborato in versione “onirica”,con inquietanti reverse di sottofondo,che ne amplificano la veste psichedelica.
Chiude il disco “L’invasore”,il brano che chiudeva l’ultimo album di Paolo Benvegnù (che,guarda caso,partecipa alle chitarre) in origine cantato dal suo autore,il batterista Andrea Franchi:la versione di Nordgarden è elettrica e corposa,ed è addirittura superiore alla bellezza dell’originale.
Davvero un ottimo disco,e davvero un modo riuscito e non banale di reinterpretare delle cover:un omaggio sentito al rock alternativo e indipendente della nostra penisola,affrontato in maniera particolarmente originale.
E poi il disco suona come una riuscita reunion tra vecchi amici che si ritrovano per suonare insieme:ed è vero,perchè come abbiamo visto,partecipano molti nomi noti della scena indie italiana (non solo Basile e Benvegnù,ma anche Marcello Caudullo,Tazio Iacobacci,Massimo Ferrarotto e Luca Recchia)…..
Non un semplice “tributo”,insomma,ma il gradito ritorno di un grande cantautore,che in questa sede conferma ulteriormente anche le sue eccellenti doti di interprete.