MODERN BLOSSOM “Beg for more” (autoproduzione,2012).
I Modern Blossom sono un duo electro-dark che si è formato ad Arezzo nel 2010; questo disco è già uscito da un paio d’anni, ma vale la pena parlarne perchè la musica proposta da Andrea e Luca è molto particolare ed interessante (mentre scrivo,è già in lavorazione il secondo atto, che uscirà prossimamente).
Le influenze dei Modern Blossom provengono essenzialmente dalla scena dark e new wave degli anni ’80, ma vengono rielaborate con personalità inedita e con un’attitudine molto moderna, all’insegna di un’elettronica scura eppure melodica ed intimista.
Il disco si apre con “A common poetry”, un brano scurissimo eppure allo stesso tempo orecchiabile, con i synth in primo piano ed i battiti electro a disegnare uno scenario malinconico; il finale sfocia in un assalto noise insolito e violento.
La title-track arriva subito dopo, ed è un brano che farebbe gola ai Depeche Mode più recenti:l’attitudine del duo è sempre molto personale, e sembra dare una propia versione dell’indie,trasfigurato in un electro rock dalle riminiscenze new wave e dalle venature nere (i testi sono molto introspettivi).
“A sickness called faith” è un brano ultramoderno, in cui i synth si fanno taglienti ( i battiti electro svelano delle influenze quasi industriali); la melodia rimane ombrosa eppure sempre estremamente accattivante e godibile,mentre le liriche affondano sulla sfera personale.
“Bloodline,red flies” è un brano più atmosferico e meditativo,ma non meno umbratile; è il suono dark del futuro,dalle cadenze technopop, che svela un lato riflessivo del duo, perfino arioso a tratti.
“Last act” è probabilmente la mia preferita del disco:è una canzone dai tratti emotivi molto forti, in cui il mood scuro-tipico del duo-si fa più onirico ed anche più elaborato, in una stratificazione sonora che trasforma sentori “alternative” in elettronica, e viceversa.
“I don’t own you” è più diretta:l’attitudine “dark” è qui particolarmente in evidenza:l’atmosfera è estremamente evocativa e cupamente visionaria,ma come sempre molto curata e riuscita; ”Velvet shoulders” è il pezzo conclusivo ed anche il più lungo del disco, un trip sonoro nei meandri interiori, in cui l’inquietudine regna sovrana e si amplifica, tanto nelle liriche quanto nelle cadenze strumentali.
Direi che si tratta di un ottimo esordio, tra i più riusciti che mi sia capitato di sentire in ambito elettronico; anche perchè la scrittura del duo fa la differenza, e riesce a trasportare una certa attitudine (o un certo tipo di feeling,se preferite) rock in ambito electro-dark ,riuscendoci e vincendo la sfida.
In attesa di ascoltare il secondo capitolo targato Modern Blossom,godetevi questo grande tassello di musica scura,scaricabile gratuitamente dal loro sito:http://modernblossom.com/