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Non è la prima volta che ci troviamo a parlare di Nrec, abbiamo già avuto il piacere e l’onore di parlare di “Spaghettitronica”, elettronica made in Italy di altissimo livello.
E non si smentisce, già dal primo brano, “Dust” : polveroso quanto basta, imperniato di una patina tipica del vinile, trasuda fascino in ogni frammento sonoro, portandoti in una trance ipnotica che ti risolleva nel profondo.
Nrec è tanto italiano, quanto internazionale nelle sonorità e un cantato credibilissimo; ma non è da solo: il secondo brano, Eyedressed, oltre alla collaborazione nel testo da parte Daniele Strappato , ospita la voce di Claudio Nigliazzo.
“Videodrome” 
, è  già contenuto nell’album precedente “Spaghettitronica”, il primo brano per l’esattezza.
In questa versione, a differenza di quella precedente, abbiamo un estratto tratto probabilmente dal film omonimo del 1983. Con “Still”, in collaborazione di Anacleto Vitolo, abbiamo una ricerca sonora e ritmica non indifferente, seppur ci troviamo fondamentalmente di fronte a quella che potrebbe essere una normalissima ballata, invece col “vestito giusto”, appare davvero travolgente, un misto tra Bjork e tutto il pop filo-anglofono degli anni più recenti.
I don’t know where I’m si spinge oltre alle comuni armonie e con un cantato ai limiti dell’intonazione, riesce a rapire tutti i sensi, in un viaggio introspettivo di crescita personale: “io non so dove sono”.

Nrec 2
Ecco finalmente, un brano dal titolo in italiano: “Fino in fondo” con un sound vintage-dark-dancereccio, trascinante quanto basta, ma senza essere troppo scapestrato, perfettamente in linea con i brani precedenti.
Quel tanto necessario per movimentare il bilancio complessivo nel mood del disco.
E qui le collaborazioni fioccano, è il caso di Kendra Black nel brano “It’s mine”, settima traccia del disco: brano ballabilissimo e piacevole anche all’ascolto.
E qui si torna a sperimentare con “Emina – Utica” , atmosfere rarefatte e testi in italiano.
Torna Claudio Nigliazzo nella collaborazione in Dig Deeper , un piano e voce come non ci aspettavamo.
Tutto annega in una “room” che ci tocca le corde nel profondo che più profondo non si può, vagamente alla Antony and the Johnsons.
E finalmente il brano che dà il titolo all’album, è la decima traccia, è “Signals” , una traccia un po’ riassuntiva, una miscela esplosiva tra ambient, ritmiche hip hop, pop, noise, ritmiche quasi aleatorie e l’elettronica sopraffina a cui Nrec ci ha abituati. Non c’è due senza tre, noi ci ascoltiamo e riascoltiamo i primi due dischi, aspettiamo dunque il terzo con viva curiosità.

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