POLAR FOR THE MASSES “Una giornata di merda” (Tirreno dischi, vinile ed.limitata/cd free download)
A cura di Francesco Lenzi
Ci sono dischi che ti risollevano da una giornata di merda (come ad esempio la mia di ieri…ma ora non è il caso che vi parli delle mie seghe mentali, parliamo di musica!).
Ed il disco dei Polar for the Masses, manco a dirlo, fa parte di questa categoria: un disco frizzante, energico, potente e catartico che non poteva avere titolo più appropriato.
Sì,perchè le 10 tracce di “Una giornata di merda” danno davvero la grinta e un input in più “per farcela” e non abbattersi: un album notevole,dunque, che viene rilasciato in free download (qua il link: http://www.tirrenodischi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=18&Itemid=132 ), ma che ha anche un’edizione limitata in vinile per i veri cultori.
Ma veniamo all’analisi musicale dell’album.
Apre il disco “Il meccanismo”, un pezzo di furente rock, tra noise, hardcore e vampate alternative: le liriche puntano il dito sui malanni della società moderna, con originalità e mordente.
“Cervelli in fuga” continua il viaggio con velocità, potenza e senza peli sulla lingua; la title-track è la terza traccia e mescola melodie stranianti a chitarre abrasive e ipnotiche al tempo stesso (con perfino qualche cupo rallentamento in stile stoner),mentre le liriche continuano a non risparmiare critiche al qualunquismo e all’oppressione odierna (“la dignità l’hai messa sotto al tuo uccello/lecca le dita,lecca senza ritegno”).
La terremotante “Provincia” arriva subito dopo,con l’attitudine punk sempre ben in vista e screziature rumorose in evidenza; come anticipa il titolo, è un’analisi critica della vita di provincia e sulle sue ipocrisie, (“tutti i bambini in festa/sì, tutti tranne me”-una delle frasi emblematiche della canzone) e c’è anche un velato attacco alle religioni organizzate (o almeno questa è una delle possibili chiavi di lettura…ma potrebbe essere anche altro).
“Quello che avevi” è una canzone più melodica e scorrevole, tra punk rock e alternative: anche il testo è più riflessivo e dolce-amaro; ”Stronzi” continua con la consueta potenza sonora, con un riff basso/chitarra che sa nuovamente di hard rock “riverniciato a lucido” ed è un’invettiva graffiante (“In bocca al lupo,idiota” urla il ritornello),in cui torna lo spirito critico caro ad altre tracce del disco.
Anche “Mi hanno ucciso” suona come hard rock personale dal testo introspettivo; ”Dentro il progresso” ritornano cadenze veloci e punkeggianti (e le consuete schegge noise chitarristiche ad impreziosire il tutto),mentre il ritornello si piazza in testa per non uscirne più,analisi lucida del vivere nel mondo moderno,senza tanti giri di parole (“come sei messo?/sentirsi perso/dentro il progresso”).
“Non hai tempo” è più funkeggiante ed è una sorta di crossover visto alla personale maniera dei Polar;” l’allegra ballata degli zombie” chiude il disco con un ritornello accattivante (difatti è uno dei brani più diretti del disco,e torna quel flavour hard rock-stavolta le chitarre paiono rendere omaggio agli anni ’70 in versione “infuocata”).
Un disco memorabile e meritevole d’attenzione, che si fa ascoltare tutto d’un fiato e risolleva l’umore dopo una giornata di merda-per l’appunto-ma non solo;mette proprio voglia di vivere ed una sana grinta rock & roll addosso,anche quando si parla di argomenti spinosi!
Dategli una chance, questi ragazzi meritano.