A cura di Francesco Lenzi

UYUNI “Australe “ (Tafuzzy/Stop/Dinotte records/Bleu audio)

Quella degli Uyuni è musica magica: una musica che affonda le radici nella psichedelia e nel folk acido di fine ’60/primi ’70, con qualche sottile rimando  prog.

E “Australe”, è un bellissimo viaggio quasi del tutto strumentale, che vede la luce attraverso la co-produzione di varie etichette indipendenti.

“Australe 1 “ apre il disco con lievi battiti di elettronica e cori psichedelici (mi vengono in mente alcune sperimentazioni care a ben Chasny e ai suoi Six Organs of Admittance), per un’atmosfera onirica e rilassante, ampiamente evocativa.

Si prosegue con “Ojos del salar”, in cui rivive il mood chitarristico caro ad artisti come John Fahey, ”aggiornato e corretto” con alcune acidità drone-stoner sullo sfondo: poi il brano sfocia su sentieri più tipicamente folk ed acustici (ma sempre intrisi di psichedelia (o)scura e misteriosamente meditativa) che diventano decisamente onirici nella seconda parte,quando appaiono anche le sognanti straniere ed il pezzo prende una piega quasi “ a suite”.

“Albero” è uno struggente brano melodico dal sapore country, con banjo di contorno e una slide guitar che emoziona;è anche una delle poche parti cantate del disco, in italiano (belle e riflessive le liriche, molto introspettive ma cariche di positività).

“Parallasse” continua inizialmente su coordinate folk rilassanti e distese, affidate quasi esclusivamente alla chitarra di Nicola Lombardi; poi entra tutta la band ed il viaggio diventa psichedelico ed onirico, ma sempre con una positiva luminosità di fondo.

“Knocknarea” è un altro bellissimo brano splendente, in cui una spruzzata di elettronica non invadente dona colore al tutto; torna anche una slide di contorno,che ben si sposa agli arpeggi acustici; man mano che il brano si evolve,diventa più elettrico, ma non meno incantevole,le atmosfere sognanti sono sempre assicurate!

“Molte volte niente” coniuga delicatezza acustica a drone elettronici analogici: è una traccia sognante che a tratti pare uscire dal catalogo Vertigo records degli anni ’70, ed è anche la seconda cantata del disco (ad eccezione delle “sillabe sonore” della title-track!); la meditazione continua ad essere padrona della scena, riflettendo su tematiche ancora una volta introspettive.

“Qualcosa a cui non pensavi da tempo” è notturna e avvolgente, con reverse affascinanti che vanno di pari passo agli arpeggi e ai drone dei synth appena accennati che fanno da sfondo; poi la traccia si evolve su sentieri elettrici, ma sempre con quella commovente e bellissima malinconia psichedelica che è una delle caratteristiche salienti degli Uyuni.

Il finale è la seconda parte di “Australe” e sviluppa ulteriormente lo spleen struggente di cui ho fatto accenno poco fa;il cantato è sempre “strumentale” e mormorato, ma stavolta in evidenza sono le tastiere di Alice Berni, che emozionano fino alle lacrime….Un momento di grande pathos che chiude un ottimo lavoro.

Decisamente una visione calda ed inedita della psichedelia, col cuore nei posti giusti;disco consigliatissimo sia agli amanti del genere che della buona musica in generale-un modo “diverso” di sentire e suonare il mood “onirico”, carico di luce e di momenti toccanti,armoniosi, come raramente capita di ascoltare.

PS: Oltre ai già citati Nicola Lombardi (ogni sorta di chitarra,tastiere,elettronica) e Alice Berni (voce,tastiere), fa parte del gruppo anche il misterioso (almeno come nome!) “Inserire FloppinO”, addetto alla parte elettronica e alle percussioni.

 

PS#2: il disco è scaricabile gratuitamente su bandcamp (https://uyuniuni.bandcamp.com/ )

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