Chiarissima la provenienza dei Pupi di Surfaro sia dal punto di vista musicale che a livello di “identità” a 360 gradi. La Sicilia, terra natale, dove hanno avuto occasione di vincere diversi premi e calcare diversi palchi. “Nemo Profeta” è l’ultima fatica dei nostri.
Chi sono nello specifico i Pupi di Surfaro ? Totò Nocera alla voce e alle percussioni, Pietro Amico alla batteria, Peppe Sferrazza al basso.
Siete pronti per il consueto track by track?
Li me’ paroli: bellissimo il contrasto con la litania nell’intro in dialetto siciliano (che capisco perfettamente perché miei conterranei) con gli arrangiamenti elettronici vagamente drum&bass. “Le me paroli su bommi bommi” ed è vero. Ancora meglio che il bondeghebondeghebò!
Soffio dell’anima: brano cantautorale a tratti folk, ma che prosegue in maniera molto “indie” ed “alternative”. Il siciliano la fa da padrona, con grande impatto.
Per amore, per la libertà: collaborazione con Aldo Giordano (che ha curato gli arrangiamenti dell’intero album). I temi sono quelli della resistenza e della guerra. Atmosfere vagamente alla Battiato.
L’arca di Mosè: preziosa la collaborazione con Rosario Palazzolo , attore, scrittore, regista teatrale palermitano . Il brano inizia con un lunghissimo scioglilingua in dialetto per poi proseguire con un “reading” in italiano, dove la musica parte da una sorta di strumento percussivo (stile xilofono) per poi evolversi in un singolare dubstep-pop-rock.
Soldatino: i nostri si fanno danzare tra “bummi” e “trummi”, filastrocche che richiamano l’infanzia in una follia sonora trascinante.
Ruzaju: ed ecco una cover dei Pupi di Surfaro , rendono omaggio a Andrea Parodi. Bel lavoro.
‘Gnanzou: bellissima collaborazione con il musicista senegalese Jali Diabate che sfocia in un tripudio di voci davvero esplosivo.
Kicking the Donkey Style: Bellissimo intro dove è protagonista uno schiacciapensieri , che prosegue anche per il resto del brano, citato tra l’altro da espressioni onomatopeiche a profusione. Indovinata collaborazione con Davide Urso dei Beddi.
Trattasi di un divertimento ritmico-musicale davvero di ottima fattura, dove lingua d’albione s’intreccia con l’originale e il sound si fa sempre più folle e coinvolgente.
Quannu diu fici a tia: Continuano le contaminazioni letterarie, stavolta si fa riferimento al poeta siciliano Bernardino Giuliana.
Un basso acidissimo che si alterna a un altro morbido, ma per la maggior parte del tempo le atmosfere sono acide ed ipnotiche. Finale “liberatorio”.
Un disco sicuramente da ascoltare e riascoltare, raccomandato anche ai non siciliani.
Trattasi di un’evoluzione del folk davvero colta, sia dal punto di vista teastuale-letterario che degli arrangiamenti che osano davvero moltissimo e appagano le esigenze di coloro che si sono stufati di ascoltare la solita solfa, le solite soluzioni sonore, ma esigono novità e sperimentazione, mescolando realtà quasi antitetiche.