A cura di Francesco Lenzi
Riten è un progetto molto interessante:è un quartetto sardo (formato da Alice,Marco,Luca e Claudio)dedito ad una musica robusta e rocciosa,totalmente strumentale(tranne pochi e brevi ”samples”di parlato cinematografico qua e là), che potremmo definire come”post metal”(o”Post hardcore”,come spiega la band stessa)….in realtà le definizioni sfuggono,perchè il sound dei Riten è il risultato di un’attenta ricerca sonora,che mescola varie influenze per creare qualcosa di differente.
Dunque questo”Hantise”è un lavoro misterioso(come la band stessa)ed affascinante;e ciò si rispecchia appieno anche nei titoli delle tracce,(quasi tutti numerati,tranne un paio di episodi),ma soprattutto nella musica stessa.
La traccia iniziale è un macigno sonoro impenetrabile e venato di cupa malinconia;nella prima parte,su un tappeto noise,c’è perfino un oscuro parlato femminile(“perchè tu sei una che non ascolta mai/perchè sei emotivamente paralizzata e non te ne accorgi(…)”)- tratto da un oscuro film di cui ora mi sfugge il titolo-poi il brano si addentra su sentieri sonori doom rocciosi e maestosi;un brano che non sfigurerebbe nel repertorio dei Sunn o))) (o degli Sleep più ossessivi) per intensità e lentezza mastodontica(almeno inizialmente),anche se la personalità dei Riten è sempre assolutamente evidente.
Le influenze hardcore della band vengono fuori in maniera prepotente nel secondo segmento,teso e schizzatissimo,con svariati e nervosi cambi di tempo,in cui il dialogo tra le chitarre e la sezione ritmica è praticamente perfetto,tra violente accellerazioni e rallentamenti che non sono certo meno intensi…il gioco di dinamiche è ben riuscito e svela una band davvero in forma e molto particolare,che dosa vari momenti,tra deflagrazione sonora e pathos drammatico…emozionante davvero.
Il terzo”tratto”è più meditabondo,ed il gioco delle”alternanze”si fa più evidente,tra il susseguirsi di arpeggi scurissimi e cupissime bordate sonore,sempre in bilico tra riflessione e violenza sonora(ma senza rinunciare alla ricercatezza e-perchè no-ad una certa raffinatezza)…..un brano decisamente oscuro,adornato da riff criptici che non sfigurerebbero in alcuni”rallentamenti” tipici del black metal(anche se qui non c’è un’atmosfera”di pancia”,ma più”introspettiva”,senza rinunciare alle distorsioni taglienti);finale in preda a schegge noise.
La title-track recupera samples cinematografici che fungono da”narrazione”;l’atmosfera è più cauta,ed è forse il brano che si avvicina di più al post rock,come viene classicamente inteso,dominato da arpeggi struggenti e malinconici,decisamente tranquilli…..anche se uno spettrale finale noise non viene meno nemmeno qua.
I chiaroscuri vengono affrontati in maniera più decisa e dirompente sulla traccia denominata”IV”,che alterna passaggi umbratili a delle vere e proprie cavalcate metal,il tutto mescolato a passaggi più riflessivi(le chitarre dominano la scena con le loro dinamiche virate in nero,ma non sono da meno basso e batteria,compatti e potenti).
“35 mm”è una breve traccia più pacata,ma sempre dark,in cui tornano narrazioni da film,e un mood più ipnotico;Il finale(“V”),è per contro,un brano più lungo,ma non meno ombroso:inizio affidato a degli spettrali arpeggi malati e notturni,per poi finire nel calderone di una cadenzatissima apocalisse sonora,con un ritmo schiacciasassi eppure implacabile e rovente,preciso.
Le tinte noir che avvolgono l’intero lavoro qui sono al massimo della loro resa ferale,ossessiva;e non viene perso nemmeno un millimetro di potenza nemmeno quando il basso distorto suggerisce un cambio di tempo(dominato da un malinconico assolo chitarristico);è una suite dal sapore stoner metal all’insegna del pathos emozionale forte,e non mancano cadenze più malinconiche nel finale,ma sempre dure e nere come la pece(e perfino enigmatiche,come dimostra il ritorno delle narrazioni”campionate” e dei rantoli noise nel finale)
Un bellissimo lavoro questo,crudo e potentissimo,che svela un quartetto strumentale molto originale e compatto:il titolo fa fede all’intera opera(significa ansia,ma anche ossessione,in francese),che è ispirata-come confida la stessa band-ad una tecnica di manipolazione psicologica chiamata”Gaslight”.
Consigliatissimo a tutti gli amanti di certo stoner,e anche delle sonorità estreme,ma anche a chi non ha paura di”sporcarsi le manI”con tonalità più introspettive e ricercate:i Riten sono tutto questo,e molto altro ancora,e sono una band onesta e schiettamente geniale…
Il trip sonoro velato di nero non fa sconti a nessuno:una volta entrati,è impossibile uscirne,si rimane intrappolati dalla bellezza sonora e dal fascino oscuro di queste tracce….fatevi rapire subito dal sound lavico dei Riten(ascoltate qua il lavoro:,http://riten.bandcamp.com/album/hantise)non ne rimarrete affatto delusi.Da ascoltare a ripetizione e al massimo del volume.