A cura di Francesco Lenzi
PRETI PEDOFILI”L’age d’or(spettro records/Toten schwan/sinusite records)”
Una band con il nome”Preti Pedofili”non può certo passare inosservata;ma chi pensa che si tratti di un progetto votato all’ironia sbaglia di grosso.
O meglio:un po’ di sarcasmo sicuramente c’è(un esempio è anche nella biografia facebook,in cui i componenti della band vengono presentati come Don Camillo,Don Abbondio e Don Matteo….in realtà si chiamano Andrea Strippoli-chitarra,piano,voce,Enrico Romano-basso,voce e Francesco Strippoli-batteria),però è sicuramente pregno di pieghe amare,e ricacciato dentro gli oscuri(e contorti)meandri della mente umana.
E”L’Age d’or”è difatti un viaggio dentro l’oscurità,quasi un concept sulle bestialità umane,ispirato al famoso omonimo film di Dalì e Bunuel; i Preti Pedofili non risparmiano niente e nessuno e la musica è di conseguenza cruda,viscerale,violenta,inquietante,volutamente disturbante….
Come parte”Iride”-il primo pezzo-si ha la conferma che questo disco non è come tanti altri;e difatti siamo subito catapultati in un bad trip dai contorni neri,che parla di sesso e degrado mentale(“Antonio,disumana follia,carne,ciglia,prostituzione/gioia e poesia/in quelle strade in cui il sesso lo paghi bene e lo fai male”)e che cita Pessoa(“perchè se la libertà non è in me/non la troverò da nessuna parte”)su un tappeto sonoro che coniuga una voce schizoide ad un’alternative rock ultradark e nervosamente sincopato a tratti che ci catapulta in un’atmosfera plumbea e buia.
Le debolezze dell’uomo vengono affrontate con i denti anche su”Mavis”(“spengo l’ultima residua voglia di rivedermi/cianotico,grasso,deforme/in uno specchio che non sia il mio”);il ritmo è ancora di più frenetico e complesso,e la band è incalzante e ossessiva,e le frasi sembrano declami sciamanici(“Ogni preghiera è una bestemmia”)….l’originalità è fin da subito il punto di forza del gruppo,che sembra dare una propria visione del noise e di certo dark,il tutto riversato in una vasca di acido solforico,senza alcuni sconti di sorta(“lo sento quel suono/è l’uomo che annienta l’uomo”).
La ritmica è impazzita,le chitarre dissonanti e tutto è un vortice di crescente disperazione.
Il sabba infernale di”Self made man”contiene una melodia torturata e totalmente malata,nel descrivere la disperata solitudine di un individuo(“anche lui rubava e sì che lo sapeva/anche lui rubava,il pane ce l’aveva”);poi la seconda parte sembra prendere una piega più introspettiva e cauta,anche se l’inquietudine non viene mai meno(“cammino ogni giorno sul lungomare del disastro/l’acqua invita a destra,la gente ripudia a sinistra/in mezzo il solco di solitudine che ho tracciato”),e tutto si riflette sulla musica,dapprima frenetica e spigolosa,poi più rarefatta e meditabonda…..un brano quasi”progressivo”nel suo incedere,naturalmente visto sotto l’ottica deformata e distorta dei Preti Pedofili.
La band,come dicevo poco fa,non fa sconti a nessuno e l’uso di immagini e di visioni disturbanti è particolarmente riuscito:la follia schizofrenica ritorna al centro dell’attenzione su”Cancro”,in cui i riff di chitarra e del basso scavano come lame dentro al cervello ,e feriscono,mentre la batteria colpisce implacabile(la musica scivola su contorni dark complessi che pizzicano il sistema nervoso,mentre il finale è puro noise oscuro e cupo,senza compromessi di sorta).
Ed il testo assesta il colpo di grazia con la sua crudezza esplicita (“il morso è molle,lo sguardo nevrotico/la mia bocca incancrenita dal sangue alieno/subirà rapide metamorfosi fino ad occludersi”);l’atmosfera è suicida e senza via d’uscita, un treno deragliante contro le vostre/nostre peggiori paure…..pochi dischi hanno rappresentato il delirio e la disperazione così vivamente.
“Dies irae”è un brano che potremmo definire”psycho noise-core”,in cui la complessità della sezione ritmica è solcata da pesanti venature chitarristiche dissonanti e cartavetrate;tra riff plumbei e quasi sabbathiani,si innesta un mood straniante ed onirico,quasi da cult movie dei primi seventies…..l’atmosfera si fa mano a mano più psichedelica,ma impenetrabile…ad ogni modo,c’è all’interno di questo brano anche momento più arioso e con una sua tortuosa,ma stranamente melodica litania in latino;ma ciò non deve farvi pensare ad un rallentamento,perchè le taglienti chitarre ritornano ossessive e laceranti nel finale…..
“C’est femme l’autre nom de dieu”è una cover dei Nastenka aspetta un altro(che hanno condiviso recentemente uno split con i Preti Pedofili;difatti questo brano compariva anche lì);la loro particolare visione deformata e velocizzata del post rock viene espressa con toni tesi anche su questo brano,complesso ma meno sghembo che in altri episodi del disco(il che non significa morbido,tutt’altro).
Le liriche sono sempre all’erta tra sesso e sentimenti oscuri(“ti lusinga l’amore/ti fomenta il sesso/ti eccita la sfida/ma temi di nuovo l’abbandono(…)disperato per questa tua impotenza sociale torni a cercare miserie altrove”);è comunque un episodio tutto sommato scorrevole,adornato da bei delays di chitarra(mentre basso e batteria macinano senza sosta).
“Vio-lento”è un altro spaccato di crudezza sonora,un cut up straniante che trova il suo apice in questa frase(dopo aver fatto a brandelli mille luoghi comuni):”se ancora mi parli di libertà/io mi rifugio ancora nella violenza”).
Ma la violenza dei Preti Pedofili è sì,aggressiva,ma anche”mentale”:difatti l’atmosfera è straniante,solcata da lampi elettronici improvvisi e bordate elettriche affidate ad una 6 corde impazzita…ma qua e là appaiono anche delle tastiere malinconiche che spezzano per pochi secondi l’aggressione sonora del pezzo(e questo accade anche nel finale).
Le macerie mentali non sono mai state descritte in maniera così palpabile;e non viene risparmiata nemmeno una storia di stupro su”Begotten”,dal cantato folle e punkoide(“l’ego depravato mi consola(…)al culmine della discesa assaporo l’appetito del penetrante possesso/lei non conta/è solo l’ultima residua voglia di salvarmi/lo stupro non è tutto/guarda ciò che ci resta intorno”).
La musica è obliqua,oniricamente paranoica e vede una band come sempre in gran forma(e la conferma della loro estrema abilità tecnica);e la seconda parte è una sorta di free rock destrutturato e sghembo,con la pazzia protagonista.
Non manca l’elettronica:se sugli altri brani era qua e là sullo sfondo,mai presente in primo piano,su”Primo sangue”è invece uno degli ingredienti principali(almeno nella prima parte)….naturalmente è una visione deragliata,ostica,glaciale e dissonante;è come se la band volesse fare a pezzi la new wave ed alcune riminiscenze del dark anni ’80:il tutto viene rimasticato e vomitato con un sentore imprevedibile(la seconda parte,invece,rientra su strutture”post”,anche se completamente ribaltate).
Le liriche alternano con poesia il racconto dell’abisso mentale(“chiudere in macchina il tuo corpo freddo/mentre la sigaretta ha già il sapore d’inferno”)alla descrizione del conquistador spagnolo Aguirre,che uccide la figlia impazzendo nei suoi deliri di onnipotenza.
Chiude il lavoro un brano con le tastiere in evidenza,”Hate”;si scava sull’assoluta mancanza di punti di riferimento e sul vuoto interiore(“non l’ho vista più la tua certezza/scopri vuoti di esistenza(…)sputa il rospo/e segui il male/l’innocenza disinforma/puoi aderire a questa norma”).
L’atmosfera è leggermente più cauta,ma non meno inquietante,anzi tutt’altro:è il trionfo del disfacimento mentale sull’individuo,e niente sarà più come prima.
Davvero bravi questi Preti Pedofili:non ho mai sentito nulla del genere,e posso tranquillamente affermare che nessuno suona e compone come loro.
Il loro viaggio verso l’assurdità e le crepe mentali dell’uomo è torbido e affascinante,e non privo di una certa poesia urbana;e musicalmente ci sanno davvero fare,mescolando influenze di vario genere con personalità e voglia di fare(e anche di fare a pezzi i canoni!)….
Come dice la stessa presentazione del disco(e quindi la stessa band):”Un’ispezione storica e sociale dentro i meandri più cupi dell’animo umano, con il tentativo non di giustificare, nè di comprendere, bensì di identificarsi con l’humus che costringe da sempre a organizzarsi in odiose gerarchie volte al sopruso e alla sopraffazione del più debole”.
Un disco per palati forti,per tutti gli amanti delle sonorità intransigenti;perchè la”fuck you attitude”dei Preti Pedofili è sincera e senza compromessi….loro se ne fregano di cosa vi piace e non vi piace,ma vi rapiranno e vi condurranno per mano nel loro inferno sonoro personale…..ed una volta dentro,non si esce e non si torna…siete avvertiti….
A suo modo, un”masterpiece”:son sicuro che questa band farà ancora parlare molto di sé,e qui i numeri(malvagi)ci sono tutti…..welcome to hell!
Potete ascoltarli e scaricare i loro album qua:http://pretipedofiliband.bandcamp.com/