Salve cari amici audiofolli, oggi sto per parlarvi di un progetto che può essere ricondotto a un nome da solista, quale Samuel Holkins, anche se si tratta di una band.
Parliamo un po’ di loro e poi ci fiondiamo direttamente nell’ascolto dettagliato del disco, brano per brano.
Mi raccomando, non fate i pigri perché vi metto il player di Spotify direttamente nell’articolo e pure il video, quindi non avete un cazzo di scuse eh…
Si presentano così: “ritardatari, disordinati e burloni”, una presentazione molto divertente: “non fanno bei concerti, non registrano album e singoli di successo”. Che i nostri vogliano usare la psicologia inversa? Evidentemente funziona sempre e incuriosisce: “la sala prove è meta spesso di barzellette, è umida e dai microfoni è facile prendere la corrente”. Così come l’ironia funziona sempre.
E invece ci troviamo davanti a un progetto dai suoni curatissimi, ottima maturità musicale e grande piacevolezza all’ascolto.
Alla voce Samuel Holkins , al basso Vince Esposito, alla batteria Massimo Verrillo e alla chitarra Gianluca Merenda.
Sarò sincero, mi arrivano quintali di proposte musicali ogni giorno e non posso recensire tutti, a meno che non si tratti dei servizi di priorità offerti da questo portale e quindi di lavoro vero e proprio, quindi mi tocca scegliere un po’ “a caso”…e un po’ “a naso”…per quanto riguarda questa band, mi sono basato sui seguenti parametri: una buona copertina, qualche ascolto frenetico tra un brano e l’altro (prima di analizzare attentamente e riascoltare una seconda volta), poi il lato “social”.
E’ brutto dirlo, ma ormai, conta molto e un gruppo seguito che sa generare del “tam tam” ne riceverà sempre di più e farà in modo che chi ne parla abbia un minimo di ritorno a livello di visibilità. Un gruppo o un artista, per quanto bravo, se non si sbatte, è difficile che ottenga considerazione.
Tra le tante proposte, ho scelto questa band anche per questo, ho notato un notevole “sbattimento” fin dal 2010, infatti i nostri esordiscono con “Falsa La Verità” e si rivolgono a Davide Perrucchini (Verdena – Ulan Bator) per il missaggio, a Bergamo.

I nostri sono riusciti anche ad ottenere visibilità in circa duecento emittenti radio e tv, tra cui Rai News, Rai 5, Italia 2, Music Box, SFR 2 (tv di stato della Svizzera), Rai Isoradio, Radio Vaticana, Radio Padania.  In seguito a questo “darsi da fare” ottengono anche il contratto da parte dell’etichetta “Music Forse” di Chieti e a detta loro, ancora aspettano i primi introiti Siae. Viste le ultime vicende che coinvolgono Gino Paoli, forse immaginiamo anche perché…
“Il santo” , il disco che analizzeremo insieme, è stato pubblicato il 14 febbraio del 2015 dai ragazzi di Formia.
Data emblematica per andare controtendenza con un rock’n roll irriverente, energico e a detta loro (psicologicamente all’inverso) “truffaldino”.
Tutti i brani sono stati scritti da Samuel De Meo, mentre l’etichetta Music Force fa in questo caso anche da casa editrice.
Beh, ora basta con le menate, premete play insieme a me e sparatevi “Il santo”, prima traccia omonima all’album, un EP di cinque brani.
Già dai primi secondi capiamo le intenzioni dell’album che vuole manifestarsi il più spaccaculo possibile con delle chitarrozze distorte che ganzeggiano nell’intro tra “stop” di batteria che non tarda di certo ad esplodere prima del cantato grintoso che dialoga bene con un basso cattivo il giusto.
Gente, qui si rockeggia, si batte il piede e nel ritornello si poga se è necessario e per chi ce l’ha, sbatte in avanti ed indietro i lunghi capelli.
Alcune cadenze ritmiche mi ricordano lontanamente certo rock italiano “scuro”, vedi Francesco C, Prozac +, Verdena, ma con una graffiante impronta personale.
I suoni sono amalgamatissimi, non c’è una sbavatura. Bellissima prima dei tre minuti quella parte di vocalizzi quasi arabeggianti accompagnata da un brevissimo assolo di tom, segue una parte strumentale con l’assolo di chitarra che sa manifestare il giusto connubio tra gusto e competenza tecnica.
Conclude sparatissimo nuovamente con un ritornello di grande impatto con un finale “a schiaffo”. Un brano dalla struttura variegata e ben organizzata.
Segue “Mille luci”, meno energica, ma dall’anima comunque “rock” dal gusto stavolta più nazional popolare con dei begli accordoni scanzonati.
C’è del blues, del folk, del pop, del cantautorato alla Bandabardò, Modena City Rumbles, ma nel ritornello si fa squisitamente bordello con del sano rock’n roll.
“Un uomo memorabile” , terza traccia del disco che segna una svolta interessante con un intro estremamente melodico con una timbrica vocale quasi alla Ivan Graziani, ma non rinnega nulla nel ritornello che pesta come non mai; nelle strofe, nonostante la tendenza “calma” ci gustiamo una ritmica che si insinua leggera, ma ossessiva; il pezzo esplode come non mai nella seconda metà, dove la vocalità del cantante si esprime al meglio, coniugando espressività, armonia, estensione.
Concludiamo come si inizia, quasi a sopresa, con una parentesi melodica di grande gusto e ottimo groove.

 

Ebbene, il tempo è passato come un lampo, vuol dire che non ci siamo annoiati e siamo arrivati alla penultima traccia del disco “Babylonia”.
Abbiamo in questo brano un po’ di tutto: da quelle parti di cantato vagamente alla Ivan Graziani, a quelle ritmiche ossessive, a quelle chitarre armoniose non distorte del brano precedente, ma anche quelle distorte che si sbizzarriscono in disegni precisissimi, riff tipici de “Il santo”, dove ogni intervento segna episodi musicali diversi.
In alcuni punti si riprende quel cantato dallo spirito “nazional popolare” tipico di “Mille luci”.
Finale infocato, infuocatissimo per l’album con “Fuoco di Russia” , quinta ed ultima traccia del disco.
Ritmo, ritmo e ancora ritmo, assoli rock’n roll come se piovesse, acuti del cantante tali da fare impallidire anche i Kiss.
“Era lei, non era lei”…retrogusti battistiani ed energia da vendere; il mix continua a non fare sbavature, tutto pulito, splendente, cibo per le orecchie.
Finale a schiaffo, il disco è finito, sipario.
“Il santo” sarà allegato gratuitamente al quotidiano “Il Sannio” per un numero limitato di quattromila copie.

Piccola precisazione: Il Santo, Un Uomo Memorabile e Fuoco Di Russia sono stati scritti dal chitarrista e Samuel, solo che Gianluca Merenda non risulta registrato alla Siae, per cui sulla copertina risulta come arrangiatore.

Chiudiamo la recensione con due aforismi graditi ai nostri e che possiamo trovare nella pagina della loro etichetta.

Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere il tuo entusiasmo.

(Cit. Winston Churchill)
La mia fama aumenta di fiasco in fiasco.

(Cit. George Bernard Shaw)

Recensione a cura di Giovanni Biluè D’Iàpico


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