A cura di Elena Schipani

 

Quello dei Simon Dietzsche, storica band della scena underground genovese degli anni ‘80/’90, è un ritorno in grande stile. La riedizione di un festival musicale della città di Genova ha dato la possibilità al gruppo di rincontrarsi sul palco e ricominciare da dove si erano interrotti diciassette anni fa.

Il 9 aprile del 2017 è infatti uscito l’album “Contatto”. Dieci tracce attraverso le quali si toccano tutti gli aspetti e le fasi della vita.

“Non nevica” è dedicata ai sogni, soprattutto quelli mossi dall’ardore giovanile. Nonostante un mondo ostile, che fa di tutto per abbattere chi tenta di farsi strada, bisogna avere la forza di resistere e sostenersi a vicenda fino al raggiungimento della propria meta.

Una volta cresciuti arriva il momento di fare i conti con una vita di coppia non sempre rose e fiori. Se “Buonumore” racconta in maniera ironica di un uomo che si è ormai rassegnato alla vita da divano e non si cura più di nulla se non dei programmi che guarda pigramente in tv, “Estratto di tempo” scava invece più nel profondo. Questo brano è un invito, molto delicato, a prendersi del tempo per se stessi, ad imparare a vivere nel qui e ora ma soprattutto parla della poca comunicazione tra partner che, a lungo andare, logora le coppie.

Con “Parco dolore” e “Contatto” si affrontano invece due temi molto forti: la malattia e la morte. “Parco Dolore” è la storia di un uomo adulto malato di epilessia. La cosa che più colpisce di questo brano, è sicuramente il punto di vista del racconto ovvero quello del figlio ancora troppo piccolo per comprendere cosa sta succedendo al genitore. La mente dell’uomo, una volta illuminata, è ormai diventata un buio stanzino che costringe il figlioletto sulla porta senza avere la possibilità di entrare. “Contatto” è invece dedicata ad qualcuno che non c’è più. Nonostante l’assenza corporea, la presenza di questa persona è ancora molto forte ed intensa riuscendo così a stabilire, per l’appunto, un contatto vero e proprio.

Non mancano neanche l’impegno politico e sociale. “Questa svolta” è stata infatti scritta nel periodo delle manifestazioni sul tema delle unioni civili. La frase che male può fare questo nostro amore? riassume in maniera lapidaria il senso della canzone e la posizione molto forte che la band ha sulla questione.

“Il condannato”, tratta dalla poesia omonima del poeta francese Jean Genet, è legata al tema della pena di morte. La canzone racconta, in maniera molto toccante, della vigilia dell’esecuzione di un condannato a morte. L’uomo, chiuso nella sua cella, fa tesoro delle sensazioni più semplici che la vita può offrire come il tepore del sole sulla pelle e la bellezza della notte.

“La liberazione” è, come è stata definita dai Simon Dietzsche stessi, la loro versione del “Sabato del villaggio”. L’attesa della giornata di festa, i preparativi, l’emozione che però svanisce velocemente non appena la festa finisce. Una nota di pessimismo, ma soprattutto di realismo, legata al tema del tempus fugit.

La prima e l’ultima traccia del disco, come a voler chiudere un cerchio aperto venticinque anni fa con la pubblicazione del loro album “Se non ora quando”, sono due pezzi storici della band. “E allora passione” e “Giardini di plastica”. Il primo brano è più introspettivo; si parla di una storia d’amore sia in maniera concreta che in maniera metaforica. In tutto quello che si fa bisogna metterci la passione, non quella che brucia e si esaurisce subito, ma quella che riscalda il corpo e l’anima dando nuova linfa vitale al progetto di vita che si sta portando avanti. Di tutt’altro stampo è invece “Giardini di plastica”, qui in veste acustica. La canzone è infatti dedicata all’omonimo luogo di Genova, simbolo della cattiva riorganizzazione dei luoghi storici, dove i giovani degli anni ’80 si ritrovavano tra barboni e tossici. Paradossalmente, nonostante la critica ai Giardini di Plastica, è proprio qui che i Simon Dietzsche si sono ritrovati a suonare le loro storiche hits nell’agosto del 2015 ricominciando così il loro percorso insieme.

Il tempo sembra essersi cristallizzato per la band genovese. Stessa formazione, ad eccezione di una nuova chitarra, stesso modus operandi per la stesura del disco e stessi riferimenti musicali dell’epoca: Cure, Joy Division , i primi U2, Simple Minds e i grandi cantautori italiani come Fossati, Ruggeri, Battiato ed il concittadino De Andrè.

Non solo un disco nuovo per i Simon Dietzsche ma anche alcuni spettacoli in teatro sia a Torino che nella natia Genova.


 

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