THE CHILD OF A CREEK”the earth cries blood”(Seahorse recordings)
Ci sono dei lavori musicali in cui l’anima dell’artista esce fuori in maniera preponderante,sincera,onesta,messa a nudo….
Non a caso sono proprio quei dischi creati senza calcolo,con la creatività al potere,che hanno il cuore in primo piano….dischi catartici,che indagano negli angoli oscuri e nelle ferite dell’anima,che vogliono trasmettere,senza preoccuparsi delle luci dei riflettori.
Bene,il disco di cui vi parlerò oggi è uno di questi lavori….E “the child of a creek”uno di quegli artisti che ragionano in primis col cuore in mano e l’arte in pugno…
Lorenzo Bracaloni(questo il vero nome dell’autore che si cela sotto il monicler”The child of a creek”),difatti,è un autore raffinato e un polistrumentista creativo che ha già all’attivo numerosi album(se non sbaglio questo è il quinto);come narra lui stesso,questo cd è nato dopo un periodo di difficoltà e di ferite interiori,ed è quindi stato”salvifico”in un certo senso.
Anche il titolo è esemplare:”la terra piange sangue”,un’immagine simbolica che raffigura perfettamente il mood dell’opera che è ,manco a dirlo,autobiografica.
The Child of a creek mi ha suscitato una forte simpatia fin da subito;non solo perchè è toscano come me,ed è perfino mio coetaneo,ma soprattutto perchè io percepisco subito quando un artista è sincero e mette l’anima nel suo lavoro….e difatti,poi,l’ascolto di questo”earth cries blood”ha confermato la mia teoria.
Questo disco ha molti motivi d’interesse:innanzitutto la musica,che è un fascinoso(e misterioso,rarefatto) neo-folk a tinte psichedeliche e molto originale,sempre in evoluzione e “internazionale”(sì,perchè se non sapessi che Lorenzo è italiano,potrei pensare che questo è un lavoro di un artista anglosassone).
Aggiungiamo poi che Lorenzo canta e suona tutti gli strumenti(chitarre e tastiere di ogni sorta-piano,synth ecc.-,flauto)oltre a comporre tutto.
Inoltre,la prestigiosa presenza di Pantaleimon(già collaboratrice dei Currant 93) che canta nel brano”Don’t cry to the moon”fa il resto.
Ma veniamo alla track-list per esteso.
“Morning comes”è una ballata che apre il disco,tra memorie ancestrali e chiaroscuri:un brano essenzialmente acustico,su cui svetta però una tagliente chitarra elettrica che fa capolino col suo potente riff affidato al wha wha…e la voce fa il resto,personalissima,originale,unica(in sottofondo un organo spettrale che ci ammanta con la sua malinconia).
Avrete già capito che fin da queste prime note siamo davanti ad un prodotto fantastico e difficilmente etichettabile:difatti la visione del folk di The Child of A Creek è talmente personale da risultare inclassificabile…e questo non è certo un demerito.
“Remembrances”è assolutamente quello che promette il titolo:un’indagine tra le pieghe(o le piaghe?)dell’anima,umbratile e soffusa,notturna quanto basta;il cantato delle strofe è melodicamente oscuro,ma nel ritornello si scopre più insolitamente”luminoso”….da segnalare anche la maestrìa indiscussa alla chitarra….un pezzo che rifugge le catalogazioni,mescolando folk,ambient,psichedelia soffusa,ricordi progressive e perfino tentazioni di blues velatamente accennato nei riff della 6 corde.
“Journeys of solitude and loss”è un’altra ballata seducente e struggente,in balìa di uno spleen chitarristico marcato(con tastiere di contorno),che riflette le inquietudini della voce;molto malinconica ed evocativa,stupendamente notturna,è un mix perfetto di liriche e musica(difatti,la malinconia ed il senso di perdita che vengono narrate nelle liriche,si riflettono perfettamente nel tappeto sonoro).
Il senso di solitudine e di perdita aumenta con”Leaving this place”,con i suoi arpeggi malinconici e il piano soffuso…un brano fuori dal tempo,che commuove e lacera il cuore.
La bella voce di Lorenzo fa il resto….perchè c’è da dire che il nostro non è solo un ottimo musicista/compositore che canta le sue composizioni,anzi,sa veramente cantare,avendo in dote naturale una voce molto particolare e personale,che non assomiglia ad altri e brilla di luce propria….
“Black storms fly high”è una ballata più ariosa,ma non meno scura:molto suggestiva,fa venire i brividi….le armonie sono curatissime,così come perfetti sono gli incastri chitarristici(gli arpeggi e quel riff darkeggiante dell’elettrica si intonano alla perfezione).
“Terrestre”è una sorta di psichedelia progressiva minimale ma rivista in maniera personale e moderna (e soprattutto darkeggiante),come solo The Child of A Creek sa esprimere:ma non fatevi ingannare dal titolo,anche questo pezzo è cantato rigorosamente in inglese(e,per la cronaca,è uno dei miei preferiti del disco!).
Il riff dell’elettrica è così avvolgente e tenebroso,che pare riportarci indietro ai primi seventies,a sapori lontani di quell’epoca(come un’immaginaria jam tra High Tide,Curved air e Pentangle,se mi si può concedere il paragone azzardato)…ma ovviamente è solo un rimando,perchè poi il pezzo è così personale da far convivere diverse anime al suo interno.
Se “Terrestre”indagava su percorsi dark,”The Long way out”è un brano strumentale più arioso nella sua brevità;qui le influenze paiono in realtà più”californiane”,con una velata distorsione in chiusura che”sporca”la chitarra,regalando brividi ed emozioni.
“Birds on the way home”è un affresco carico di visioni solitarie e umbratili;un altro pezzo fuori dal tempo,con gli archi autunnali che disegnano un tappeto ancor più malinconico che in passato( e vaghe memorie sixties in lontananza).
La melodia è scurissima,la vocalità anche…un brano riflessivo,contemplativo…come guardare da una finestra la stagione che sfiorisce,magari con pioggia di contorno che batte sui vetri…..
“Don’t cry to the moon”è una sorta di moderno blues psichedelico e come dicevamo poco fa,vede ospite Pantaleimon,la cantautrice/compositrice inglese che dona un tocco di femminilità alla canzone(sembra di sentire delle melodie velatamente Bacharachiane virate in nero,nel suo breve,ma incisivo,intervento).
Le atmosfere predilette da The Child sono quelle malinconiche e notturne:questo pezzo rientra nella seconda categoria,e pare proprio di immaginare (e osservare )una notte di luna piena…e se guardo fuori,son sicuro che si materializzerà(mentre scrivo è notte,e l’atmosfera particolare di questo disco si presta molto ad ascolti”notturni”,possibilmente in cuffia,per comprenderne appieno la magia e le sfumature):da applauso le parti di chitarra,assolutamente interessanti eppure scorrevoli,e anche le tastiere(e l’organo)di sottofondo,che donano sentieri di oscurità palpabile.
Il penultimo pezzo è “My will to live”e qui ci si commuove veramente:è un bellissimo pezzo,struggente,con delle chitarre floydiane che sembrano voler far capolino nell’introduzione(mentre l’arpeggio potrebbe far benissimo gola al Ben Chasny più riflessivo);chi non riesce ad emozionarsi con un pezzo così o è morto o è un vile insensibile…..posso affermare che per me è lo zenith dell’album,il mio brano preferito in assoluto dell’intero lavoro….
Le melodie dettate dalle chitarre e dalla voce cullano la mente ed il cuore(mentre le tastiere lo stringono in una morsa di commozione…)….e mai la sincerità in musica è stata così palpabile,onesta,diretta,in un’unica parola:vera.
Un raro esempio di poesia sonora,una vera perla tutta giocata sull’introspezione commovente.
E commovente è anche la title-track,che chiude superbamente il disco:un organo(hammond?)che solca dei sentieri suadenti eppure maestosi,con la chitarra che torna ad essere poi protagonista,in maniera molto lirica ed emozionale.
Sembra quasi di accarezzare della seta o comunque del tessuto pregiato;e se è vero che la terra sanguina,è anche vero che dal dolore nasce sempre qualcosa di nuovo e di positivo,poi….questo sembra dirci il finale di questo album,completamente strumentale,è un esorcizzare i propri mali,una sorta di”via per la salvezza”(o almeno è questo quello che ci ho visto io).
Sono rimasto veramente a bocca aperta dopo l’ascolto di questo disco:avevo sentito nominare solo di sfuggita questo artista,ma d’ora in poi mi riprometto di seguirlo attentamente,perchè la sua è vera Arte,con la A maiuscola.
Come dicevo in apertura,so riconoscere la sincerità e la verità in un musicista:e Lorenzo non finge,il suo feeling è assolutamente palpabile in queste 11 tracce,che scavano nel profondo e fanno veramente smuovere un”qualcosa”dentro…e quel qualcosa si può classificare nel termine”emozioni”.
E ribadisco il fatto che Lorenzo è davvero un musicista con le palle,oltre che un vero cantante;non ha avuto paura di mettersi a nudo,ed il frutto del duro lavoro lo ascoltiamo oggi, passo dopo passo,in costante evoluzione.
Complimenti quindi a”The child of a creek”:essere”indipendenti”(in tutti i sensi)nel suo caso non è solo sinonimo di scelta o necessità,ma anche di indiscussa bravura e qualità;la sua musica è magica e lascerà sicuramente un segno nel cuore di chi l’ascolta e l’ascolterà….non dovete privarvene,scoprirete un mondo particolare e interessante,anche misterioso,in cui non sarà difficile perdervi….e state pur certi che il nostro,alla fine del viaggio,vi avrà sicuramente trasmesso ed insegnato qualcosa(quel”qualcosa”che citavo pochi minuti fa)….