A cura di Francesco Lenzi 

THE SIDH “Nitro”

The Sidh sono una giovanissima band italo-australiana (formata da: IAIN ALEXANDER MARR – flauti,cornamusa;FEDERICO MELATO – tastiere,synth e percussioni; SALVATORE PAGLIARO – chitarre;MICHAEL SUBET-basso) dedita ad una modernizzazione della musica celtica: ”Nitro” è il loro secondo disco,ed è un album al passo con i tempi,che coniuga tradizione e modernità in maniera innovativa.

“Contempo#1” è l’apertura e già le etichette volano via:la musica celtica si sposa difatti a dei battiti che sanno sia di R&B moderno ed elettronico, quanto di pop rock “del futuro”, con una base a tratti quasi “dance”; il mix tra beat R&B e melodie che sanno di magia tradizionale si ritrova pure su “Cliché”, un brano estremamente godibile e catchy.

“Party Bounce” prosegue il curioso mix tra ritmiche da dancefloor e folk music (in cui flauti e cornamuse si mescolano ai battiti electro),con un’aria sognante in primo piano (e c’è pure una chitarra acustica gitana che detta il ritmo);”Unlucky day” è un ulteriore passo in avanti nel curioso melting pot della band,in quanto ci sono anche delle sferzanti schitarrate dal sapore nu metal (ma è sempre il flauto celtico,il “motore primario” della canzone,che dona un sapore fiabesco al tutto),oltre alla consueta base “elettronica” (e c’è perfino una breve divagazione dal sapore gitano prima della seconda strofa).

La title-track sottolinea una volta di più come la musica dei Sih sia musica del futuro:ipnotiche cornamuse si sposano a trame elettroniche dal sapore catchy,che strizzano l’occhio all’alta classifica;”Believe” è una traccia scorrevole,ma non meno moderna,anzi,il mix di generi qui risulta anche più riuscito di altri episodi del disco.

“I’m just a sidh in ireland” è un momento più pacato,ed è anche il primo singolo estratto:a mio avviso uno dei brani più riusciti dell’album,dotato di una sua stuggente malinconia.

“4 little words” è il finale, dall’attitudine dichiaratamente “danzereccia”, che traghetta una melodia irish direttamente nel futuro.

Devo essere sincero:questo album costituisce per me una sorpresa,non conoscevo la band e sono rimasto abbastanza stupìto da questo strano mix di elementi: i SIDH probabilmente non sono stati i primi a coniugare elettronica e melodie celtiche,però lo fanno con molta originalità,spostando l’asse del loro sound su traiettorie decisamente moderne…:Come dicevo poco fa,la musica del futuro passa sicuramente da qui.

Da accanito fan di musica popolare irish e celtica in generale,trovo l’esperimento abbastanza succoso ed interessante:a mio avviso,forse,avrei osato maggiormente in fase di arrangiamento-soprattutto con le ritmiche heavy della chitarra-ma avrei anche esagerato meno con i ritmi “martellanti” sullo sfondo (che,secondo me,alla lunga stancano un poco e mostrano un po’ la corda)….ma è un parere del tutto personale.

Tuttavia,credo che questo quartetto sia davvero frizzante e dotato di una sua energia,oltre di una sua indiscussa originalità:sono sicuro che la band saprà distinguersi in futuro,evolvendo il loro sound in ulteriori sfide musicali,anche perchè le qualità tecniche ci sono,oltre all’abilità compositiva….Inoltre,questi ragazzi hanno anche un ampio margine di crescita,data la giovanissima età:forse non sono i Jethro Tull degli anni 2000 (come vengono da più parti “etichettati”)-anche perchè la loro musica rimanda più a Hevia (loro grande fan,tra l’altro) o alla new age più moderna)-,di sicuro sono i primi “Sidh”,e questo già è una faccenda interessante,dato che non si può negare che questi ragazzi facciano un grande lavoro di ricerca,oltre ad avere una poderosa fantasia…

Quindi,penso che guarderò ai SIDH con curiosità ed interesse anche in futuro;anzi,sono davvero impaziente di vedere cosa tireranno fuori alla prossima mossa…..

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