TUESDAY’S BAD WEATHER “Il giorno nuovo”(Autoproduzione)

I Tuesday’s Bad Weather sono un duo proveniente da Taranto(Pierpaolo Scuro (chitarra, voce, synth, computer)e Alessio Messinese (chitarra)) e questa loro autoproduzione(il loro quarto lavoro,che arriva dopo 2 album ed un EP ed è al tempo stesso la loro prima volta in italiano!) è un ottimo disco di alternative rock cantato in italiano,personale ed interessante.

“Sogno n.53”apre l’album con un’apparente clima celestiale,che si tramuta subito in un rock corposo e umbratile,non appena suona una “simbolica”sveglia(come da risveglio):le liriche parlano di inquietudini legate alla sfera personale(“non tentare di capire me/quando parlo dei miei sogni/contorti e futili/non ci sono percorsi da seguire,o frasi pre-stampate da interpretare”);il connubio tra musica e testo è decisamente riuscito(bella anche la coda strumentale finale,che coniuga chitarre introspettive a ritmiche sincopate,con un bel pianoforte elettrico-fender rhodes?-di contorno,prima di sfociare in una cavalcata all’insegna dell’elettricità e memore di ricordi psichedelici).

Introdotta da battiti elettronici,”Mia piccola città in catene”,è una canzone più nervosa e secca:una visione personale,moderna ed originalissima dell’alternative rock per parlare senza retorica e con passione del proprio luogo di origine(“e anche se io mi nascondo/non sai quanto soffro/per la frustrazione dei tuoi figli/io da te mi distacco)”.

“Il giorno nuovo”è un brano più introspettivo e rarefatto,acustico e malinconico,dalla melodia struggente e dalla bella poesia in evidenza(“la neve del passato si scioglie e non resta che la sensazione di un freddo che disturba”è una delle più belle frasi che mi sia capitato di sentir cantare in un disco indie);belle le dinamiche chiaroscure che si alternano,dettate dalle chitarre..

“Anni malati”continua sul sentiero dell’introspezione,con originalità:è una ballata adornata da chitarre potenti e tastiere avvolgenti;il testo è amaro e indaga sul difficile momento che stiamo vivendo(“il mio paese non distingue/gli onesti ed i ladri/non sanno riconoscere/chi ha torto e chi ha ragione/il mio paese ha perso la saggezza dei padri(…)la vergogna per vittorie sleali/e sono giorni spietati/sono anni malati”)in maniera riuscita.

Un mood pacato è presente anche in ”Questa notte andremo via”(bella la slide che solca l’acustica blues nell’introduzione,così come l’atmosfera meditativa e commovente di tutto il brano):è una bellissima canzone d’amore non banale,forse la mia preferita del disco,ed è impossibile non emozionarsi,non provare un brivido ascoltando le delicate parole(“abbracciami,perdonami/se taglierò dal ricordo pezzi di te/li cucirò tra le stelle/in questo cielo così buio,così nero”)che sono pura poesia(curioso anche l’intermezzo in cui si sente lo spostarsi di varie stazioni radio-come quando giriamo la manopola per cercare la trasmissione favorita,per intenderci-che spezza l’armonia del brano)….Il finale è una coda strumentale che non ti aspetti,che dona un tono più”grintoso”al pezzo ed è quindi riuscito,proprio perchè è una sorpresa!

“Se devi andare via”è il brano più lungo del disco(più di 6 minuti);ritorna un po’ di aggressività(anche se mai invadente)grazie alle chitarre taglienti,che si sposano bene alle strofe meditative(“io non mi aggrapperò al tuo corpo in volo/perchè si fa del male e si interrompe un cammino”);le riflessioni del testo sono amare,eppure non sembrano suggerire sconfitta,semmai un po’ di sarcasmo tra le righe,appena accennato e riletto con fare poetico(“ma quando vorrai/passa un po’ a trovarmi/nel buio della mia stanza”)….la grinta non manca,e si fa sentire in maniera più evidente(belle ed oniriche le fughe strumentali-dal sapore post grunge-,che si alternano persino a passaggi più”celestiali”e tranquilli nella seconda ed ultima parte).

Riminiscenze cantautorali s’intravedono nell’introduzione di ”Ultime parole”,una perla sonora che parte essenziale e minimale per poi concentrarsi su sentieri elettrici e più vigorosi mano a mano che il pezzo si sviluppa;bello e molto interessante il testo(“se volete la mia vita è qui per voi/ma non vi servirà/liberatevi dall’odio,perchè non vi aiuterà”)…le influenze di questa canzone paiono provenire dagli anni ’70(assimilati e traghettati ai giorni nostri),complici anche l’organo e le svisate chitarristiche.

Chiude l’album”Un lieto fine”,un altro pezzo che sa emozionare,coi suoi riverberi chitarristici che scavano nel profondo,così come le parole(“non distogliere lo sguardo/Se ti sono davanti/ogni secondo è un respiro di cui noi parleremo”)che evocano meravigliose suggestioni.

Che altro dire ancora se non che si tratta di un bel disco,ottimamente suonato e composto?Ed è così:i tuesday’s bad weather sono una band da tenere d’occhio e da ascoltare con attenzione.

La loro musica è un caleidoscopio di sensazioni e di chiaroscuri dinamici:ora lieve e malinconica,ora possente,contiene mille ingredienti,tutti rivisitati su un’ottica strettamente personale ed originale…..musica dall’attitudine sincera per vivere mille emozioni !!!!

Supporto totale!

 

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