VINTAGE VIOLENCE “senza paura delle rovine” (maninalto records)
I Vintage violence sono una rock band proveniente da Lecco e questo “senza paura delle rovine” è il loro terzo lavoro a lunga durata (quarto se includiamo anche un EP del 2007).
La loro musica affronta in maniera “nuova” argomenti sociali,senza banalità o retorica di sorta;l’attitudine ed il sound sono riconducibili al punk , “aggiornato”ai giorni nostri,con grinta e verve personalissima.
Questo nuovo capitolo si apre con “Primo ostacolo” (Crolla il libero mercato/Se in catene ci sei nato
/Crolla il mito del progresso/Se a cambiarti è quello che non ti è successo),una canzone che sintetizza con amara e cruda consapevolezza la difficoltà dei tempi che stiamo attraversando.
“Metereopatia” è un vero inno punk rock,provocatorio e irriverente (“Metereopatia portami via dalla Lombardia/Finché non splende il sole dell’anarchia/Manderemo gli italiani a fare in culo da domani/A sopravvivere ai lunedì sera, agli olocausti nucleari”),ma con una causa;non manca nemmeno un po’ di sarcasmo,anche se trattato in maniera personale…..
E l’ironia amara è anche alla base di “Comunione e liberazione”,con il suo slogan infallibile e irresistibile (“Niente metadone senza prima comunione”) che è una critica verso le religioni organizzate;l’insofferenza verso le istituzioni e verso ogni forma di conformismo viene espressa anche su “I funerali” (Per i figli del divorzio un sacramento è solo un rito/Gesù Cristo non risorge se l’hai bene seppellito/Nella ferita fra le tue gambe ho tolto il proiettile e messo il dito”):il tutto con un sound aggressivo ma melodico,che potremmo definire indie-punk (e partecipano al pezzo anche gli inconfondibili fiati di Enrico Gabrielli,ormai un appuntamento fisso nei dischi indipendenti di qualità).
“Capiscimi” è una sorta di breve hardcore moderno,che alterna velocità e ritmiche tese e spezzate;ed anche la provocazione lirica diventa in un qualche modo poesia nella sua crudezza (“Stanotte ti voglio scopare/Davanti allo specchio con le luci accese/Anche i gatti confusi che guardano/Compariranno nelle riprese “).
L’acuta capacità di osservazione tipica della band ritorna su “Neopaganesimo”,una sorta di manifesto punk della band (“Sai senza fissa dimora per fregare il fisco/Coi soldi dell’affitto
Ti ci producevi il disco/ Saremo lì a cantare/A chi non ci crede/Di punk senza eroina/Di salvezza senza fede”);e poi è la volta di uno dei miei brani preferiti del disco,”abbronzarsi il culo”,in cui i Vintage Violence dimostrano di essere uno dei pochi gruppi ad avere le palle per denunciare un certo sistema “mafioso” di cose che vige non solo nello stato,ma anche all’interno della scena musicale (“Cantautori come manager d’azienda/Si ipotecano il Mercedes per aprire Renga/Abbonati alle riviste di opinione/Per guadagnare mezzo punto nella recensione (…)Fare musica in Italia è come abbronzarsi il culo/Se ne accorgono solo in pochi se non lo dai via “):raramente mi è capitato di sentire una canzone così onesta e sincera,quindi faccio i miei personali complimenti al gruppo per non avere peli sulla lingua ed il loro palpabile coraggio,in cui da musicista mi ritrovo appieno.
“Finiremo tutti all’ospedale”è un altro veloce inno punk melodico (ma con imprevedbili stacchi nervosi nel suo evolversi) beffardo e sarcastico (“Ma finiremo tutti in ospedale/Vince chi ci va con una storia originale/Niente può bruciare in fondo al mare/Drogato e non drogato sono estremi da evitare “);e poi è la volta del mio pezzo preferito in assoluto del disco,in cui viene affrontato ancora una volta l’odio verso il music business e contro la casta all’interno dello stesso:ecco infatti arrivare “S.I.A.E.”,puro post-hardcore senza compromessi (“L’iscrizione è obbligatoria/Il monopolio clientelare e nepotista/Mai rivedrai i soldi che dai/A quei figli di puttana della S.I.A.E.”)….inutile dire che la band lancia dei messaggi forti ed è in grado di sintetizzare in poche riuscite righe quello che molte persone-compreso me,che con questi problemi combatto tutti i giorni-vorrebbero dire esplicitamente,ma non riescono in maniera così evidente e riuscita.
“I non frequentanti”è un altro spaccato di vita sociale e di precariato (“Oggi scrivo un po’ la tesi ma stasera tocco il fondo/Puoi trovarci tutti quanti in fila sul Milano-Lecco/E domani in fila fuori dall’Adecco”),così come la successiva “vivere in un bilocale” (“Vivere in un bilocale per non invecchiare/E inventarti nuovi modi con cui sputtanarti il versamento cauzionale”).
“Il mare” è un breve strumentale dalle trame più vicine all’indie e all’alternative rock più classico ed anticipa il finale del disco,affidato alla title-track:difatti anche quest’ultima traccia è meno irruenta e più riflessiva e cadenzata,ed anche la critica verso la società è più meditabonda e ricercata,anche se non meno amara (“Tra mille anni ci rivedremo qui/Ci sveglieremo quando sorge l’utopia
Scappa dalla polizia(…)/Sali sull’altare della fine senza paura delle rovine”)…..c’è comunque anche spazio per una breve ghost track strumentale che riassume brevemente il sound della band,tra melodia e potenza,prima che l’album si chiuda definitivamente.
Davvero un ottimo disco ed un’altrettanto eccellente band:i Vintage Violence sono uno dei pochi gruppi ad aver capito veramente lo spirito “punk”,e che allo stesso tempo l’ha aggiornato con il proprio personale modo di vedere le cose.
Complimenti davvero:capita raramente di ascoltare canzoni così sincere,in cui la verità & l’onestà d’intenti dell’artista è palpabile….sono sicuro che la band diventerà un nome di spicco nel panorama nostrano proprio per questo motivo,quindi seguiteli,non ve ne pentirete…perchè sono dei ragazzi che hanno veramente qualcosa-anzi tanto-da dire!