WAS”A new place soon old(Deambula records”)
Was è il monicker dietro il quale si cela il cantautore Andrea Cherchi,autore di una musica intimista e rarefatta,che sa richiamare elementi vintage,ma al tempo stesso essere squisitamente contemporanea.
“A new place soon old”è il suo secondo lavoro in uscita il 22 ottobre(terzo se si include anche un primo EP autoprodotto)ed il fatto che esca per la Deambula è una garanzia ulteriore di qualità;oltre ad Andrea,pardon,Was(voce,chitarra,toy piano,autore di tutto il materiale naturalmente!),nel disco suonano anche Raffaele Badas(alla chitarra baritono),Mirco Pilloni (alla chitarra elettrica),Luca Cogoni (al mellotron),Luca Muntoni e Simone Sedda(entrambi alle percussionI)e Sara Cappai(Ai cori).
“Was”è già di per sé un nome altamente evocativo,e la musica riflette in pieno le promesse e le premesse,senza deludere mai;quindi adesso addentriamoci in questi solchi fatti di un indie rock morbido e rilassato,che mescola soffice psichedelia,memorie folk-pop dal gusto retrò e quant’altro.
“In the spring”apre il disco ed è già un eccellente antipasto:chitarre limpide e luminose che intrecciano arpeggi meditabondi,ma solari,e la voce personalissima di Was che svetta su tutto.
La seconda traccia,”Fallen stars”,rivela un’anima più malinconica;tra influenze leggermente Barrettiane e un approccio”meditativo”,ci si lascia cullare dalla morbida melodia della canzone,che nonostante sia molto”soft”non è affatto banale,anzi,presenta una struttura insolita con vari cambi che non ti aspetti.
La voce è ancor più rilassata,adagiata sul morbido tappeto delle chitarre(acustiche,ma anche delle leggere elettriche);è un’atmosfera da sogno,in un certo senso onirica,ed il finale è misteroso(quasi i frammenti di un dopo-jam “catturati”dal vivo in sala prove).
Struggente”Under a full moon”,una ballata acustica e notturna:delicata e lieve,in cui le chitarre , con il loro”twang”affidato alla leva,donano un’atmosfera cinematografica al pezzo e fa capolino perfino un mellotron,dallo stile inconfondibilmente molto sixties….e Was,al solito,incanta con la sua voce,le sue storie e la sua chitarra acustica.
“Cold song”non deve trarvi in inganno:nonostante il titolo,non è affatto una canzone”fredda”…. una canzone sì perfetta per l’inverno che sta arrivando,ma che riesce a scaldare comunque il cuore;è un brano più spoglio se vogliamo,in cui fa capolino un malinconico organetto(e un lieve tintinnare di piano che fa da contraltare alle chitarre,compresa la baritono che funge da”basso”)….e comunque si tratta di un pezzo molto originale,strutturato in maniera insolita…
Si torna su sentieri distesi e rilassanti su”alpaca”e sembra di trovarci in california,a fine 1967;le influenze westcoast qui sono più evidenti(vengono in mente i Love e Neil Young-via Buffalo Springfield-,ma anche i Beach Boys più rilassati),anche se ben assimilate e mescolate in un amalgama inedito….la voce è una meraviglia,il tappeto chitarristico anche(con la baritono che s’intreccia alle acustiche)..e nel finale riappare il mellotron,con il suo trasporto”vintage”.
“Pavese”,nonostante il titolo,non è una traccia cantata in italiano,ma un breve bozzetto lo-fi di neanche un minuto che riesce comunque ad affascinare nella sua registrazione”diretta”, spogliata di qualsiasi orpello.
Non manca l’ironia,anche se è sempre trattata con disincanto e meraviglia:”Plastic man”ne è la dimostrazione,con una melodia fresca a cui è difficile resistere.
Un brano da siesta,solare e ritmato,che fa tornare voglia di estate,per la sua andatura che suggerisce tranquillità e-perchè no?-dolce pigrizia.
“In a cloud”è una ballata più bucolica e dalle lievi colorazioni psichedeliche;bellissima,e forse il mio pezzo preferito del lavoro….una piccola riflessione dai tenui colori pastello o,se preferite,una colonna sonora per un romantico tramonto…con la testa tra le nuvole,tra Cambridge e la California(e riappare il gusto per il finale insolito,nei secondi finali prima che il brano si spenga).
“Sleeping bats”è una ninna-nanna psichedelica che chiude il disco,avvolgente e dolce quanto basta,ma con quel pizzico di imprevedibilità che è sempre la caratteristica del nostro(dopotutto si evocano pipistrelli che dormono,un bel contrasto visionario!)…il finale è magico e pare di trovarsi di fronte ad un”pifferaio alle porte dell’alba”(Se capite cosa intendo,con quel”Syd”nel cuore 😉 ).
Un disco molto bello,quindi,che non appena gustato,si fa riascoltare all’infinito:e Was è un cantautor e raffinato,dotato di una voce personale ed interessante,nonchè-a mio modesto parere-il continuatore di un certo tipo di atmosfere;cesella di fino le sue composizioni,melodiche ma sempre con quell’accento sullo stupore e sulla curiosità ….Was come noi ha un cuore fanciullo,e imprevedibile…e tutto questo crea la ricetta del suo sound sognante.
Se volete ascoltarvi dei bei pezzi di rock morbido,capace di farvi rilassare e sognare,”A new place soon old”è il disco che fa per voi….Provatelo,non vi deluderà!