WOODWALL”woodempire”(Red sound records)
Lo stoner rock(o stoner metal che dir si voglia)è un genere che ultimamente sta rifiorendo(non che si sia mai sgualcito,anzi);potremmo dire che l’hard rock cadenzatissimo e virato in acido vive una sorta di seconda giovinezza,grazie anche ad alcune band che stanno rivitalizzando e rinvigorendo il genere,rinnovandolo con soluzioni innovative.
I Woodwall sono una di queste band e-sorpresa-sono italianissimi(e sono toscani come me!).
Vengono da Massa Carrara e sono formati da:Matteo Signanini(voce,chitarra),Massimo Cornali(basso),Paolo Cipolla(Synth,voce)e Pietro Groppi(batteria).
“Woodempire”è il loro disco d’esordio e le 6 tracce contenute in esso sono una pura colata di lava incandescente.
Anche il nome del gruppo non è scelto a caso:difatti il loro sound è un muro di suono impenetrabile e compatto,un macigno sonoro spietato e duro come il legno….ma veniamo ai brani!
La title-track apre il disco e non lascia spazio a dubbi:cadenzatissima e rocciosa,è un esempio perfetto di stoner evoluto e personale.
Tra riff catramosi solcati da venature elettro-analogiche(che donano al tutto un tocco ancor di più darkeggiante e spettrale,e quasi”vintage”),si staglia una voce cavernosa ma non priva di melodia(anche se “malata”e sporca)….è quasi una mini-suite che t’incatena all’ascolto per quasi 9 minuti di grande fascino,tra riff che si intrecciano tra di loro e un’atmosfera torrida a tratti,e in altri punti riflessiva,con qualche pennellata di psichedelia scura(dopo il sesto minuto, che si evolverà nella coda finale).
“Locrian”si apre con delle interferenze elettroniche prima di tramutarsi in un hard rock cupissimo ed oscuro:le chitarre,dure e acide,si sposano a dei raggelanti synth per un connubio ben riuscito.
Ma non appena il brano sterza e prende velocità,sembra di sentire un’ outtake in salsa”noir”dei Kyuss,tra ritmiche selvatiche ed accattivanti,e la voce cartavetrata si fa anche notturna;ovviamente è solo un attimo,perchè il brano nel finale riprende la piega tenebrosa e criptica dell’inizio.
“King Stuste”è irresistibile con la sua cadenza quasi seventies:mood sabbathiano a cui si sposa il tipico cantato di Matteo,una sorta di “growl melodico”(se mi si può concedere il termine,ma non so se può rendere l’idea)…..riff torrenziali e torridi in piena,che si fissano in testa per non uscirne più;il finale svolta in un post-metal cadenzato,in cui le chitarre si intrecciano nuovamente ai synth crepuscolari(bello il solo della 6 corde,anch’esso in stile anni ’70,tra l’acido e il blueseggiante).
La strumentale”Red toad”presenta una struttura insolita:dopo un’introduzione che sembra coniugare hard psichedelico e riminiscenze space rock,il pezzo prende un’andatura più aggressiva e tipicamente”stoner”anche se non viene abbandonata una certa trama”fantascientifica”dettata dalle tastiere sotto al “wall of sound”dominato dalla chitarra e dalla spietata(e precisissima)sezione ritmica.
Con “Walden”si torna ad una struttura ampia,anche come durata(11’05”):introdotta dai rumori del vento e da tastiere gelide ma non “fredde”,il pezzo è elaboratissimo e tra i più interessanti e riusciti del disco(anche se c’è veramente l’imbarazzo della scelta,non c’è niente di fuori posto in questo disco)
Tra arpeggi malinconici e darkeggianti,anche la voce si fa improvvisamente più melodica a tratti ma non meno”lacerante”:è un pezzo che farebbe gola a molti,che mischia allo stesso tempo ricordi progressive(quello più”minimale”),post grunge,psichedelia e doom metal.
Favolose e scintillanti le chitarre,sempre molto cupe e in alcuni frangenti perfino orientaleggianti,ma tutto è perfetto in questo brano:dagli”scambi”sincopati e nervosi della batteria,ai rimbombi del basso,fino alle lievi”solcature”delle tastiere,mai invadenti,ma presenti,taglienti come lame.
Un brano oscuro e minaccioso,eppure allo stesso tempo arioso e ricco,in un certo senso anche”sofisticato”ma contemporaneamente non fine a sé stesso:un perfetto risultato tra sintesi e ricerca sonora.,senza dimenticarsi della forma”canzone”,anche se dilatata in acidi sentieri.
Chiude il cd l’infuocata”Holocene Cambrian”,con i suoi stop and go cadenzatissimi e i repentini cambi di tempo;finale affidato a chitarre dal sapore psych/post-rock virato in strade sonore pesanti e con le tastiere che fanno capolino,maestose e malinconiche.
Se volessimo dare una definizione a quest’ultima traccia la potremmo definire”Post-psychedelic metal”;difatti l’evoluzione dello stoner rock di cui parlavamo all’inizio,qui prende ancora di più una piega”diversa”e senz’altro inedita.
Davvero un bel disco questo dei Woodwall:un gruppo potente ed originale che non ha paura di sporcarsi le mani e che son sicuro lascerà un solco profondo nella scena stoner,e non solamente in quella italiana.
Le qualità”internazionali”in questo disco ci sono tutte,e quindi anche i numeri del gruppo stessiosicuramente,poi,dal vivo la rocciosità della band si evolverà ulteriormente…..da tener d’occhio e da ascoltare a ripetizione,a volume alto…anzi non alto,altissimo,dovete far chiamare la polizia ai vicini e far tremare i vetri della vostra casa….vi assicuro che ne varrà la pena.
D’altronde questa è musica con le palle quadrate e non potrete certo abbassare lo stereo,una volta infilato il cd nel lettore….
Una pesantezza sonora che rasenta la perfezione,ascoltare per credere!
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