Se siete fan di opere alternative, che non tutti riescono ad apprezzare, ed amate sia la baritona voce di Danielle Dax che quella da fragile usignolo di Beth Gibbons, non potete non ascoltare Ekat Bork.
Artista proveniente dalla glaciale e lontana Siberia, Ekat è fuggita dalle fredde lande della sua terra per raggiungere la più calda (seppur non molto) Svizzera e far conoscere all’Europa e al mondo intero la sua opera. Per quanto ormai molto distante da casa, quel gelido angolo di Russia le è rimasto nel cuore e questo legame, questo cordone ombelicale, possiamo percepirlo e quasi toccarlo in ogni sua emanazione sonora.
La forza della bionda artista dagli occhi di ghiaccio sta nella sua magnifica voce che l’atmosfera dark del sound esalta, conferendole maggiore potenza.
Esordiente nel 2013 con Veremellious, debutto delicato ed elegante che ha da subito attirato notevole attenzione mediatica portandola sui grandi palchi d’Europa, Ekat si è poi dedicata alla lavorazione del seguito yasDyes, che in russo significa “io sono qui”, marcando notevolmente il cambio di stile senza pregiudicare minimamente la qualità del prodotto.
Cupo, sofisticato, sperimentale e a tratti piacevolmente angosciante, yas Dyes è un disco che sa di completezza, nel quale impervie peregrinazioni elettroniche incontrano l’innato potere evocativo di certe sonorità vicine alla tradizione celtica, in grado di proiettarci in un mare di ombre e immagini deformi in cui è dolce naufragar accompagnati dalla raffinatezza di Ekat Bork.
Fadi Musa