Salve audiofolli, “Dangerous man” è la nuova uscita, del 10 luglio 2017, del cantautore genovese Edoardo Pasteur , dove possiamo trovare ben tredici brani, dove degli ottimi musicisti collaborano al progetto e stiamo parlando di Stefano Molinari, Pino Di Stadio, Toni Colucci, Giacomo Caliolo, Giacomo Caliolo, Luca Borriello , per quanto riguarda il mix e mastering, invece abbiamo Marco Biggi che ha saputo ottimizzare il tutto. Procediamo con il nostro consueto track by track.
Il primo brano dell’album è Big Fish, dove l’ispirazione è chiarissima, ovvero l’omonimo film di Tim Burton.
Proseguiamo con la title track Dangerous Man, dove l’ispirazione riguarda invece Seven Pillars of Wisdom di T.E. Lawrence, dove si parla di “dreamer”, insomma, dei sognatori che potrebbero essere pericolosi per il sistema.
Brothers (Paris, 13th November 2015), parla chiaramente delle vittime del Bataclan, molto esplicativi i seguenti versi: “Raise your hands to the skies, west of Moon, east of Sun, hold your breath in a silent prayer, ask the wind the tale of life…”.
Fire (Prometeus Song) fa riferimento a tematiche legate alla mitologia greca, mentre Let it rain è una ballata molto suggestiva, forse uno dei brani più intensi di tutto il disco. Princess gaze è contraddistinta dalle magiche cornamuse, ci porta direttamente in Scozia e ci narra incantevoli favole. The Runaway train risulta essere struggente, parla di treni, addii, appuntamenti sul fiume, ultimi baci.
Hey hey you (The warriors) ha sonorità molto alla Bob Marley e l’ispirazione del brano può essere ricondotta a un film di culto, quale: I guerrieri della notte di Walter Hill, dove le atmosfere metropolitane risultano essere predominanti.
Come sit by my fire è la canzone d’amore che non può mai mancare in un disco, molto emozionante e anche Whatever it takes non manca di passione e fascino, ci fa viaggiare moltissimo con la mente. I got a name è una sorta di inno alla vita che serve da monito alle nostre azioni quotidiane. Carry the fire è una ballata rock che trae ispirazione probabilmente da The Road di Cormac McCarthy, come vedete i punti di riferimento sono moltissimi, variegati ed interessanti.
Child of the storm è davvero una piacevolissima sorpresa, in quanto vanta la preziosa collaborazione con la cantante EleNina Barberis.
Autoproduzione
BIOGRAFIA
Edoardo Dado Pasteur, songwriter genovese, fino a pochi anni applicava il suo entusiasmo e la sua creatività allo sport; correva le maratone grazie alle quali ha attraversato il mondo, intervallando le proprie settimane con duri allenamenti.
Lasciate le scene agonistiche, si è trovato con una quantità di tempo libero fino ad allora impensata, e si è chiesto come impiegarlo. Un rapido esame delle cose che avrebbe voluto fare, e che aveva sempre rimandato.
Ha pensato allora di mettere a frutto la sua vecchia passione per la scrittura (ha anche avuto l’onore della pubblicazione di un suo racconto per Canneto Editore) che ha dato origine a una produzione musicale sorprendente, grazie al supporto di una serie di musicisti di grande livello, da lui riuniti in un progetto chiamato Rolling Dice.
La sua musica, di stampo americano, è ispirata dai grandi di quella tradizione: Springsteen, Bob Dylan, Robbie Robertson, e all’amore per la letteratura e per le suggestioni del cinema.