Eradius è il nome di questo duo italo britannico che ha tutta l’aria di una band che fa sul serio. Un rock

espresso nell’omonimo album di quelli che ti caricano di energia.

Finalmente un gruppo emergente sulla scena del rock italiano che fa una musica considerevole.
Medusa è il brano che, a detta loro, li rappresenta maggiormente. Allora vediamo da vicino di che pasta
son fatti. Rock a tratti duro e d'impatto, evidente la contaminazione dei Muse, ma ci vedo anche la forza

dei Linkin Park.

Puro rock, quello sensoriale che sa coinvolgere, come in Democrazy, dove sia Richard Dylan Ponte (voce e
basso) sia Edoardo Gomiero (batteria) arricchiscono il brano con toni duri e fortemente contaminati da
gruppi storici come i Rage Against The Machine. Una voce, quella di Richard, che graffia e convince.
Un duo giovane ma che già ha alle spalle esperienze importanti, come l’apertura del concerto dei 99 Posse

al Ferrock Festival di Vicenza.

La loro musica trova sicuramente spazio in un contesto musicale che ospita gruppi di simile contenuto. Il
rock suonato alla loro maniera è convincente, piace, a me compresa, e si ascolta volentieri.
E come ogni album rock che si rispetti, anche qui c’è il momento di stasi, dove i toni si abbassano, come nel
brano Feel. Un attimo di pausa, il rock si ammorbidisce e diventa più dolce. A me piace molto, si fa cantare

e il trasporto è assicurato.

Echeggiano le venature dei più grandi del rock internazionale, come i Red Hot chili Peppers, deducibili
soprattutto in Poison Eyes, ma gli Eradius non sono fatti solo di contaminazioni; nelle canzoni di questo
esordio c’è una forte personalità di chi sa cosa sta facendo. E, come in Alternative, la sperimentazione è
tutta loro, tra strumentale ed elettronico. Il connubio è perfetto e funziona. Inoltre non si può trascurare di
considerare l’irregolarità musicale che si trova in quasi tutti i brani, dove il non lineare è voluto e ricercato.
Diversamente dagli altri brani, Overthink è sicuramente quello che mi è piaciuto di meno: qui il duo si
addentra troppo in sperimentazioni rischiando di diventare ripetitivo e noioso.
Aliens, probabilmente in modo inconsapevole, rievoca il metal gothic dei The Gathering, anche se
quest'ultimi avevano la splendida voce femminile di Anneke van Giersbergen, prima di Silje Wergeland. Un

rock sensoriale, che ti trascina nelle sue note e ti catalizza. Davvero ben fatto.
Una giovane band quindi con del potenziale che sicuramente risentiremo in futuro.

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di Sabrina De Prisco

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