QUESTI SCONOSCIUTI “s/t(Autoprodotto)”
Oggi vi parlerò di questo nuovo progetto di rock italiano,nato tra brindisi e taranto;si tratta di “Questi sconosciuti”,un interessante quartetto formato da Alessandro Palazzo(voce,chitarra),Giuseppe Bisignano(basso,chitarra e voce),Francesco Lenti(tastiere)e Marcello Semeraro(batteria).
Il disco,interamente autoprodotto(ma è notizia fresca fresca il fatto che l’ufficio stampa della Fame dischi si occupi da poco di loro,come accennammo giorni fa),presenta 12 tracce fresche,dinamiche,in cui Questi sconosciuti reinventano il rock italiano,con melodia e personalità di pari passo.
Loro stessi definiscono la loro musica”una cena tra Pixies e Lucio Battisti”per spiegare il particolare sound che propongono;ma avventuriamoci tra i solchi di questo esordio per capire meglio e assaporarne la peculiarità….
L’inizio,affidato a “ciao”,anticipa il contenuto del disco,con chitarre vigorose e grintose,sposate ad una melodia ben congegnata.
Riflessioni di vita vissuta,personale vengono descritte con impeto dolceamaro(“con un colpo di spugna/ho cancellato ferite/che per anni ho creduto più forti di me/e se per caso la incontri,dille che mi manca/anzi no”),mentre gli strumenti in sottofondo creano un tappeto di grande impatto:un’ottima apertura,devo dire….
Ritmiche solari e allo stesso tempo ombrose si rincorrono su”Due di due”(con qualche reminiscenza dark anni ’80 da parte delle tastiera e delle chitarre),in cui l’introspezione si fa più evidente(“sento un lungo brivido/poi d’improvviso niente amore mio”).
Il pezzo è abbastanza insolito,con le sue atmosfere particolari,ma allo stesso tempo spumeggianti,tra luci ed ombre:scorre via che è un piacere.
In bilico tra spleen e rilassatezza anche la riflessiva “Principianti”,un pezzo dalla poetica molto personale,che sintetizza nel migliore dei modi influenze cantautorali nel testo(“Amico,non provarci anche tu ad arrampicarti sugli specchi/è uno sport estremo/io quanti ne ho visti cadere/sbattere la testa per terra e non alzarsi più”)miscelata ad attitudine e musicalità R&R.
Un esempio riuscitissimo di rock d’autore,che è un po’ il trademark del disco,qui in evidenza:imperdibili le rasoiate chitarristiche finali,con memorie sia grunge che di indie americano,alternate ad arpeggi velatamente umbratili.
Non manca l’ironia,che affiora su”Me tapino”,sempre in bilico tra poesia e amara quotidianità:tutti gli strumentisti e la voce in grande spolvero:tra tentazioni Battistiane e i Verdena più melodici(e adornato però da un’insolita tastiera).
Si cambia mood con “carah”,dall’atmosfera notturna,una breve ballad dalle tinte blu scuro affidata a pianoforte e voce(ma con intrusioni di chitarra e tastiere elettroniche),in cui la componente riflessiva si fa più evidente e sintetizza al meglio le sensazioni suggerite dalla musica,uno di quei casi in cui testo e musica si sposano alla perfezione(“Voglio aspettare per guardarti arrivare/sull’asfalto che brucia/sono le ore più calde che ti sciolgono il cuore/la notte è lontana,migliaia di ore/non è giusto sognarla,se voglio il buio lo invento anche in questo momento”),in un gioco di contrasti ben riuscito(caratteristica in cui Questi Sconosciuti sanno primeggiare con maestrìa).
Ed i contrasti ritornano anche in “Blues per Paola”,dove ad una melodia apparentemente solare,viene sposato un testo non privo di amarezza(“tu che amavi il valium/come se avesse poi potuto rispondere ai perchè”),con un ritornello accattivante(“colpa su colpa/sbaglio su sbaglio/due deboli all’opera”),così come le bellissime chitarre e l’ottima sezione ritmica,oltre che alla voce sempre personalissima e melodica,ma mai pedante e scontata.
Tutto perfetto,in un’amalgama di sensazioni rock,ed uno dei pezzi che amo di più del disco(anche se è difficile scegliere,data la qualità “catchy”di tutti i brani):un pezzo che farebbe invidia anche a tante band “estere”per la sua andatura e melodia riuscitissima.
La rilassata”Perdonami niente”mi riporta alla mente gli Afterhours più malinconici(con alcune venature in vago stile anni ’70) ed è un’altra bellissima perla dalla melodia che t’inchioda alla sedia,con attenzione:ottima la jam strumentale in coda.
Attitudine Punk rock dall’insolita introduzione seventies è “carne viva(canzone per Marianna)”,in cui affiorano storie e sentimenti personali(“Ogni notte mi perseguita/faccio da secoli lo stesso sogno/nei vasi pieni di terra/ci metto i miei organi”);un’aggressività sonora più marcata,ma senza rinunciare alla forma”canzone”.
“Tutto il giorno”è un brano insolito,che inizia come una cavalcata “alternativa”(e l’introduzione è forse il punto dove si sentono più chiaramente le influenze Pixies,via”trompe le monde”)per poi svilupparsi in un malinconico pezzo con riminiscenze Younghiane;ma il finale cambia nuovamente direzione,sviluppando un’inedita e aggressiva coda psichedelica di grande fascino.
Anche su”Balconing”,le varie influenze si mescolano insieme:dopo un’introduzione che è puro assalto sonico,la canzone si sviluppa con una melodia avvolgente che narra le inquietudini dell’autore(“Attento che cadi/attento che muori/chi si ferma è perduto/per un sogno che viene/c’è un altro che va,non fa niente è lo stesso”),accorpata ad un rock struggente ma mai banale,anzi ricco di soluzioni originali,con chitarre che a volte accarezzano,e a volte tagliano come lame,mentre le parole fanno sanguinare(“sento il richiamo/e un eco violento/che di notte mi spinge addosso a te”):il picco compositivo,emozionale ed esecutivo del disco,a mio avviso,carico com’è di tensione e di avventuruoso romanticismo.
La chitarra acustica e le influenze cantautorali ritornano su”Egoista”,così come la personale visione poetica del gruppo(“sarà un inverno freddo e duro/chissà quanto pioverà/ci bagneremo insieme/e intoneremo poi/il valzer del fottuto egoista”)e un brivido scorre giù,lungo la schiena nel racconto di commoventi ricordi(“un nodo in gola/uccide il gran finale/Seppellisce strategie/ingenuamente ti offro l’altra guancia e tu/dici che penso soltanto alla musica”).
Se la malinconia in questo pezzo aumenta il pathos,il finale affidato a “prove di rivoluzione”è un ritorno all’attitudine rock&roll più viscerale,che chiude il disco con speranza e col sorriso sulle labbra,anche se il lato riflessivo non viene mai abbandonato.
Davvero un ottimo esordio per Questi sconosciuti:12 gemme sonore abbastanza personali per ammaliare l’ascoltatore,con il grande pregio di unire poesia e attitudine,melodia e aggressività”dosata”. Un applauso inoltre a tutti i musicisti e alle voci(sì,perchè i cantanti che si alternano nel disco sono più di uno,perchè oltre alle voci citate ad inizio articolo ci sono Emanuele Barbati in”Blues per Paola” e Maurizio Ribezzi su”Prove di rivoluzione”,”egoista”e”principianti”)
,che per tutta la durata del disco offrono un’interpretazione ed un’esecuzione di alto livello.
Sono sicuro che questi pezzi dal vivo saranno delle vere e proprie fiammate sonore,e quindi non vediamo l’ora di ascoltare Questi sconosciuti dal vivo,magari anche dalla nostre parti!
E magari un giorno non troppo lontano,non saranno più così sconosciuti….anzi,potremmo dire di averli scoperti in anticipo!