A un passo da qui, album del cantautore Marco Rò, è uscito il 20 settembre del 2017 ed ha una particolare peculiarità: è collegato ad un progetto di sensibilizzazione con la giornalista Laura Tangherlini direttamente da Rainews24.
Si attraversano musicalmente zone come la Russia, la Siria, la Gran Bretagna e l’Italia. La tematica centrale è quella del dramma che coinvolge soprattutto i profughi siriani.
Andiamo ad ascoltarci il disco, spendendo due parole traccia per traccia, dodici in tutto.

La lista : bel sound, testi ben levigati, timbro espressivo e allo stesso tempo compito, arrangiamenti ricchi ed equilibrati dal sound pulito e ben organizzato.
Immagini a righe : interessante intro ritmica, tra intrecci di suoni e sussurri vocali, un piano jazzato ben calzante.
Tutto quello che non sai: sound tra il soft e il sostenuto, un’alternanza azzeccata su cui si appoggia la voce con maestria.
Ale: gli intrecci di chitarre sono particolarmente degni di nota in questo brano. Molto efficace la rima :”Ale, sapessi quanto fa male”
La scala mobile: classico brano con un’impostazione cantautorale in piena regola, testi significativi colmi di metafore profonde.
Dune: come non notare il morbidissimo basso che apre il brano, si sposa perfettamente con la voce femminile, per poi proseguire con un cantato/sussurrato.
A un passo da qui: questa è la “title track”, apre con una linea di pianoforte molto intimistica che duetta con un violoncello e inserti vocali femminili “etnici”, grandissima suggestione che rimanda alle gravissime vicende siriane.
Sul paradosso: tra tosse e blues si apre questo groovosissimo blues, con un cantato morbido e allo stesso tempo energico.
In blu: grande atmosfera, tra suoni, colori, rumori, magie mentali, sonorità soffuse, armonie ricercate per un cantautorato raffinatissimo.
Mosca mon amour: strumenti “etnici” orientaleggianti, dove vi sono contaminazioni acustiche ed elettroniche, mentre i testi assolutamente attualissimi.
C’era una volta: dialoghi tra l’inglese e l’italiano per poi esplodere in un chitarra e voce più “underground” che mai, tipica formula da cantastorie, non per niente il titolo recita “C’era una volta”, dove si racconta delle vicende italiane, tra passato e presente.
One Step: si riprende con la formula azzeccatissima che impiega il violoncello alla voce femminile, creando atmosfere sospese, come la title-track “A un passo da qui”. Linea melodica di grande respiro, molto cantabile e orecchiabile, in lingua inglese. Si fondono contaminazioni di voci etniche, arrangiamento avvincente che chiude in bellezza il disco. Esplosione finale al chiudere del brano. 

Un grande progetto che meriterebbe grande attenzione, non solo per l’impiego di “energie musicali”, ma anche per le tematiche trattate.

 

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